I viaggi di Manuela

Orvieto e Cortona

La bellezza toscana, specialmente nell’arte, è più rigorosa e astratta, e ha tra le sue muse la geometria. Quell’umbra è più morbida, più stemperata e più sfumata, con una costellazione di città in altura: o poste in vetta come Perugia e Todi, o sulle pendici di un monte, come Gubbio ed Assisi, o, come Orvieto, su un basamento di tufo. (Guido Piovene)

La Via Crucis di Cortona.

 

Orvieto

Il Duomo di Orvieto.

Durante il mio soggiorno aretino ho fatto anche, come annunciato, una incursione ad Orvieto, in Umbria, e a Cortona. Durante il tragitto in treno vicino a noi incontriamo una loquace “romana de’ Roma” che con le sue battute, la mimica, la gestualità dialettali sembra uscita da una commedia all’italiana. Vive in Umbria e si lamenta della chiusura della gente e del fatto che bisogna seguire certe regole: peccato che io non riesca proprio a trasmettere la sua gergalità, ma il fatto che si debba fare una fila ordinata, secondo una precedenza, ma quando mai?, le secca molto, abituata com’è a passare davanti, ad infischiarsene della “buona educazione”… Eh, già, un pezzo dell’altra Italia, capace di guardare con nostalgia anche all’epoca delle tangenti…

Dalla stazione ferroviaria, Orvieto è facilmente, comodamente, raggiungibile con la funicolare. Vergognosamente sono anni che l’ho persa di vista e la ritrovo con il medesimo incanto. Quando arriviamo la domenica mattina, è ancora presto e i passanti come i turisti sono radi, si animerà in seguito un poco, ma senza per fortuna folle estive o anche post-natalizie.

 

Stanza del Museo dell’Opera del Duomo.

Attraverso i vicoli raggiungiamo il suo cuore artistico, la piazza, un concentrato di musei dominato dall’incommensurabile, stupefacente, bellezza del Duomo, una ricchezza di capolavori anche all’interno. Lo contemplerò in varie ore della giornata e quindi con luci diverse. Il cielo è terso, il cielo d’Umbria dolce come non mai. Io mi fermerò qui, a farmi un’abbuffata di musei con il biglietto cumulativo. Aspetterò la riapertura del Duomo. Nel pomeriggio visito anche il Museo Claudio Faina, di fronte, con i suoi manufatti etruschi e gli ambienti affrescati di un’abitazione signorile; contiene pure il Museo Civico Archeologico. Ma la famosa Venere di Cannicella è in prestito. E poi i Palazzi papali di lato al Duomo, con Le Stanze del Museo dell’Opera del Duomo e tavole stupende tra cui le dolcissime Madonne di Simone Martini, naturalmente ovunque si trova Signorelli.

 

Interno del Palazzo Faina.

Poco più in là è la sede del piccolo ma non per questo trascurabile Museo archeologico nazionale con pitture staccate dalle tombe datate IV-III a.C. La custode accende le luci apposta per me. In tutti questi ambienti sarò quasi sempre sola. Ho visto solo due persone al Museo Claudio Faina: una bambina lunga e distesa su una panca, addormentata, e una donna, immagino sua madre, seduta ad un tavolino alle prese con il cellulare! Quando esco, in giro c’è un po’ di gente, ma non è questa la stagione più turistica.

Lascio Orvieto prima del tramonto soddisfatta del mio “bottino” di bellezza.

 

 

Cortona

Piazza della Repubblica.

Dalla stazione di Cortona, che domina la Valdichiana, c’è una navetta ogni ora e non dobbiamo aspettare molto. Ci porta all’imbocco del paese, con noi sul pullmino alcune signore americane. Per il resto, il paese è abbastanza tranquillo. Il centro è costituito da Piazza della Repubblica.

Oggi è lunedì, antivigilia, tutti i musei sono comunque chiusi. Non mi resta che visitare alcune chiese e passeggiare tra i vicoli, dall’alto si gode una bella vista. Passo in rassegna il Duomo, una piazza è dedicata all’artista di riferimento, Luca Signorelli; San Francesco, con il reliquario della Croce Santa; sempre salendo, S. Cristoforo; S. Nicolò la intravedo dal cancello chiuso, fino al piazzale dominato dal Santuario di S. Margherita, da lì l’occhio può spaziare sulla valle fino al lago Trasimeno. Raggiungiamo la Fortezza medicea ma è chiusa, impenetrabile.

 

Santuario di S. Margherita.

Per ridiscendere prendiamo un’altra strada, via S. Margherita, fiancheggiando in senso contrario, cioè dall’ultima alla prima, le cappelle della Via Crucis con i mosaici di Gino Severini. Troviamo da mangiare in un bel locale storico e gastronomicamente raffinato, con volte a crociera, ricavato nei locali della cantina di un palazzo trecentesco. Rientriamo prima del tramonto per un ultimo tuffo in Arezzo ormai molto animata (leggerò su un giornale locale che sono arrivati in migliaia in città durante il weekend prima di Natale, attirati soprattutto dai mercatini). Ogni tanto s’incontrano cartelli che pubblicizzano le varie location del film La vita è bella che, come si sa, è stato girato per i vicoli e le piazze della città toscana. Un’ultima nota di colore, prima del prossimo viaggio. Intanto auguro a tutti, ovunque siate, Buon Anno!

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