Commento

Pace e rispetto dei diritti umani: solo un’utopia?

Lavoratori in Qatar

Oggi, 10 dicembre, ricorre la Giornata mondiale dei diritti umani, ma le notizie di questa settimana ci presentano una realtà in direzione opposta: la prima esecuzione pubblica dei talebani in Afghanistan dopo il ritiro delle forze internazionali e l’ordine del «comandante dei fedeli» Hibatullah Akhundzada di applicare conseguentemente il diritto islamico, la richiesta della pena capitale per i nove cospiratori che hanno provocato la morte di un fisico nucleare in Iran e una sessantina di conflitti violenti in atto a livello globale. Una «terza guerra mondiale a pezzi», per usare l’espressione di Papa Francesco.

Tutto ciò mentre sono in corso i Mondiali del calcio in Qatar, decisamente i più politicizzati degli ultimi tempi, con le pressioni del regime di Teheran sulla propria nazionale per evitare messaggi di solidarietà con le proteste per i diritti civili. E anche se la propaganda iraniana ha retto soltanto fino alla partita simbolica contro gli Stati Uniti, che ha sigillato l’eliminazione dell’Iran (celebrata dalla propria popolazione sulle piazze!), è stato il presidente della FIFA Infantino a dissipare ogni critica alle violazioni dei diritti umani nel Paese ospitante, accusando l’Occidente di ipocrisia e doppia morale. Sarebbe, secondo lui, non il Qatar a doversi giustificare per i 6.500 lavoratori morti durante i dieci anni di costruzioni delle infrastrutture per i Mondiali o per le discriminazioni delle donne e le comunità LGBTQ+, ma l’Occidente a doversi scusare «per i prossimi tremila anni prima di dare lezioni morali agli altri». In altre parole ha dato, in pochi minuti, una lezione da manuale sulla pericolosa relativizzazione dei diritti umani – il core value dell’organizzazione.

A proposito dei Mondiali politicizzati e dell’incapacità dell’Occidente di alzare efficacemente la voce in difesa dei diritti umani (se non polemizzando inutilmente sulla fascia “One Love”): ci siamo accorti che la guerra in atto in Ucraina non viene tematizzata durante l’evento – davvero solo perché il Paese non si è qualificato? – e in quale ottica appaiono oggi gli scorsi Mondiali 2018 in Russia?

In questa situazione, le nostre speranze di pace soffrono dell’insicurezza che si è insinuata nell’ordine internazionale che, nonostante tutti i conflitti in atto, ha sempre costituito un punto di riferimento. Sentiamo perciò forte l’esigenza di ripartire dai fondamenti e di ricostruire – a partire da quella concretezza che sembra persa nell’ambito globale – prospettive credibili e prive di ambiguità: ecco la proposta del Festival della Dottrina sociale nella Svizzera italiana, che si tiene oggi presso le Scuole elementari a Massagno. Il programma vuole dare concretezza alla «pace in un mondo di guerra» presentando «temi, tesi, testimonianze».

Markus Krienke

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