Fuori dal coro

«Patti chiari», tempi oscuri?

C’è alla RSI ogni venerdì sera su LA 1 una trasmissione – Patti chiari – che si occupa dei consumatori. Siccome da alcuni anni le hanno fatte passare quasi tutte adesso son ritornati – dopo il riciclato servizio sulla carne – anche sulla sempiterna napoletana pizza. La famosa Margherita che la Regina, dalla quale pare abbia preso il nome, sembra la mangiasse con le mani, leccandosi naturalmente poi le dita.

C’è qualcosa però che non quadra in mezzo a così tante cose tonde. Quella che il buon Mammone – e compagnia bella – non si occupino mai di prodotti mediatici. Perché anche quelli sono prodotti con i quali i consumatori sono ogni giorno confrontati se non addirittura costretti a fare i conti! E qui mi riferisco sia ai contenuti che ai loro contenitori: su ciò che i programmi passano come pure su i loro costi di produzione.

Capisco come non sia molto piacevole fare dell’autocritica. Ma se la SSR/RSI è un vero “servizio pubblico”, oltretutto pagato da tutti (oggi anche da coloro che non ne usufruiscono per nulla!), come ente di diritto pubblico avrebbe l’obbligo anche di fare i conti in casa propria e di renderli pubblici con la massima trasparenza. Perciò si metta una volta di buzzo buono il “nostro” Lorenzo a realizzare un Patti chiari (naturalmente non addomesticato!) su casa propria. Su – radio, televisione, web – con un bel gruppo di neutrali professionisti in studio a soppesare qualità/quantità/prezzo dei diversi prodotti. O sarebbe forse troppo pretendere? Certo, la cosa potrebbe risultare un pochetto ostica per chi si trova da lunga pezza comodamente appollaiato sull’albero mediatico più generoso e succulento del nostro cantone. Un albero del quale piacerebbe poi anche conoscere per benino come mai certe genealogie – di non comuni mortali cognomi – abbiano curiosamente a ripeteRSI proprio in quel Comano.

Orio Galli

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