Teatro

Senza Confini, “La vita di Nelson Mandela” allo Studio Foce

Venerdì 3 dicembre, alle ore 20.30, nel contesto della Rassegna Senza Confini – grandi e piccini insieme e teatro, andrà in scena allo Studio Foce di Lugano Nelson. La vita di Nelson Mandela. Lo spettacolo della Compagnia Anfiteatro (Progetto Piattaforma di Unoteatro), in collaborazione con Progetto ConTatto – Trame riparative nelle comunità, vede in scena Marco Continanza, diretto da Giuseppe Di Bello. Per tutti, dagli 11 anni.

Dov’è quell’angolo del nostro cervello o del nostro cuore dove nascono le idee “buone”? È davvero un mistero, soprattutto se si considera una vita come quella di Nelson Mandela, nato in una nazione oppressa dal razzismo, dalla violenza che questo ha generato e dal suo “evolversi” nel terribile regime che è stato Apartheid. Questo sistema, privo di pietà, che ha vessato lui, la sua famiglia e il suo popolo e che infine lo ha rinchiuso in un carcere su una piccola isola in mezzo all’oceano solo per le sue idee; in una cella di due metri per due per 27 anni, non solo non è riuscito a piegarlo, ma cosa più incredibile sembra avergli offerto l’opportunità di maturare una profonda umanità, cosa che lo porterà attraverso la compassione, ad elevarsi tra i grandi spiriti della storia dell’uomo.

Attraverso il racconto torneranno alla memoria o si racconteranno a chi non li conosce, i momenti salienti della vita di quest’uomo e dei mondi in cui ha vissuto: la sua infanzia, la sua adozione, dopo la morte del padre, da parte del re della sua tribù, gli anni della scuola e la presa di coscienza, gli anni del terrorismo, la condanna al carcere a vita, le stragi nei ghetti, e poi la sua liberazione, l’elezione a Presidente della Nazione, fino a quel capolavoro umano che è stata l’istituzione della Commissione per la Verità e la Riconciliazione. Il racconto, sostenuto dalla partecipata e potente narrazione di Marco Continanza, evoca immagini e sentimenti e si muove a ritmo sostenuto in un crescendo di emozioni fino a farci provare la liberazione da quel senso di rabbia e di odio che monta sin dalle sue prime parole e facendoci così sentire la potenza del perdono, della pace e della fratellanza perché «…nessuno nasce odiando un altro per il colore della sua pelle, la sua storia o la sua religione. Le persone debbono imparare ad odiare. E se possono imparare ad odiare allora può essere loro insegnato anche ad amare. Perché per la natura umana l’amore è un sentimento più naturale dell’odio».

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