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Squid Game, perchè è la serie Netflix più popolare?

ATTENZIONE: il seguente articolo può contenere spoiler inerenti alla serie Squid Game di Netflix.

 

Una serie cruda visivamente ed emotivamente, sono solo alcuni degli aggettivi con cui si può descrivere una delle serie più popolari e di successo di Netflix: Squid Game.
Dal giorno del suo debutto sulla piattaforma streaming, il 17 settembre 2021, il thriller sudcoreano è diventato un fenomeno globale, è, difatti, il più visto in 90 Paesi (tra questi anche Stati Uniti e Regno Unito). Su internet è il più menzionato: sono migliaia i fan che ne parlano sui social media, diversi sono i meme creati e di tendenza costante è ormai l’hashtag #SquidGame, visto più di 22,8 miliardi di volte su TikTok. Anche il merchandising online è alle stelle con tute da ginnastica verde scuro e le magliette numerate dei giocatori di Squid Game, probabilmente “il costume” di preferenza di molti per questo Halloween in arrivo.

Insomma, un successo per Netflix, che ha accumulanto più di 100 miliardi di visualizzazioni dal giorno dell’uscita di questa serie coreana di nove episodi diretta da Hwang Dong-hyuk, diventando così la più vista e discussa in tutto il mondo. Ma di cosa parla Squid Game? In una parola: sopravvivenza.
Un gruppo di 456 persone pieni di debiti sono invitate a partecipare a un gioco misterioso dove rischiano la vita in cambio di 45,6 miliardi di won sudcoreani (circa 33 milioni di euro). Di fatto, una versione mortale di una serie di giochi tradizionali per bambini dove chi perde viene ucciso in modi terrificanti e disumani, il tutto mentre un gruppo di miliardari osserva per il proprio piacere voyeuristico.

IL SUCCESSO DI SQUID GAME
Dietro il “gioco” (protagonista anche esso della serie stessa) c’è una scomoda verità, ovvero che temi ripresi all’interno di Squid Game – disuguaglianza sociale, povertà e debito – sono probabilmente anche un duro promemoria dei tempi in cui viviamo. Inoltre, attori dalle capacità recitative eccellenti, colpi di scena dietro ogni angolo, elementi realistici di azione, suspense ed emozione, sono sufficienti per trascendere la distanza geografica e le barriere linguistiche, plasmando la serie in qualcosa di affascinante ma anche provocante e ammaliante.

Ci sono personaggi con cui il pubblico può simpatizzare poiché rappresentano classi socioeconomiche di ogni tipo. Inoltre, Squid Game riflette ad arte la società: il denaro e il potere governano il mondo e, purtroppo, c’è ancora un’evidente disparità tra ricchi e poveri. Nella finzione come nella realtà, indipendentemente dal proprio background, si cerca sempre di ottenere e mantenere una sicurezza finanziaria. In superficie, Squid Game parla di un fascino di vecchia data: l’idea di ludica sopravvivenza. Non è un caso, infatti, che film distopici come The Hunger Games e Maze Runner siano stati apprezzati dal pubblico, dove fin dalla prima scena è un’arena di battaglia, dove sfida dopo sfida, l’obiettivo è solo uno: restare vivi.

Squid Game mette gli spettatori davanti a dilemmi morali, gli stessi che affrontano i personaggi. La serie ci costringe così a guardarci dentro e a chiederci: “Come reagiremmo noi in situazioni altrettanto angoscianti?”
Cercare di rispondere a tale domanda spaventa ed elettrizza allo stesso tempo. Un fattore da non sottovalutare all’interno della serie è il perché i personaggi si ritrovano a partecipare ed accettare un “gioco mortale”: sono tutti li per lo stesso motivo, hanno debiti che non possono saldare e questo fa si che molti spettatori si identificano più facilmente con coloro che fanno parte degli oppressi. I protagonisti sono plasmati per toccare il cuore dello spettatore, da chi ha una famiglia da sostenere a chi invece ha una dipendenza al gioco d’azzardo, fino a chi non ha nulla più da perdere se non “vivere” l’ultima esperienza di vita. Per questo motivo, nonostante la violenza del gioco, “tifare” per il protagonista è qualcosa di catartico per lo spettatore. Ma è proprio nella disperazione dei personaggi che si trova la chiave vincente di Squid Game: piuttosto che tornare nel mondo “reale” e ritrovarsi a “sopravvivere” per sfuggire alla povertà, ai debiti e anche all’umiliazione di una situazione di difficoltà, ecco che rischiare la vita per un premio che può risolvere i propri problemi appare meno brutale. La crudeltà, per assurdo, non sta nel gioco ma nel “sistema” che esiste al di fuori del gioco stesso.

Nella serie, la società è divisa in classi socio-economiche e il gioco sembra essere l’unico posto dove i concorrenti sono tutti uguali, o meglio i partecipanti, che hanno ricevuto un trattamento ineguale nel mondo reale, hanno la possibilità di vincere una competizione “leale”. Squid Game lavora per disarmarci costantemente, un riflesso di ciò che i personaggi stessi sentono. Parte del fascino della serie nasce dalla speranza: vedere i concorrenti sopravvivere può far sembrare che le nostre lotte siano superabili, o almeno così sembra quando si è seduti al sicuro sul divano di casa. Certo però che non ci si può non interrogare su una verità scomoda: “Quanto realmente al sicuro ci troviamo quando una serie come Squid Game non è altro che un riflesso del mondo economico in cui viviamo?”

MEA

 

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