Berlinale

Tanta Svizzera a Berlino

Berlinale 2020 - Schwesterlein

È piuttosto raro che nel concorso principale di uno dei più importanti festival al mondo ci sia un film svizzero. Questa volta è successo alla Berlinale, la rassegna tedesca partita giovedì e che per 11 giorni vedrà proiettate 340 opere provenienti da moltissimi Paesi. I film presenti nel concorso principale, e quindi in lizza per vincere l’Orso d’oro, sono 18, tra questi appunto Schwesterlein delle registe Stéphanie Chuat e Véronique Reymond (tra l’altro formatasi anche alla Scuola Dimitri di Verscio), al loro secondo lungometraggio di fiction dopo La petite chambre che era stato presentato a Locarno nel 2010.

Un lavoro importante visto che segna il ritorno di un’opera elvetica nel concorso ufficiale dopo molto tempo. Basti pensare che l’ultima pellicola a rappresentare il nostro Paese alla Berlinale era stata L’enfant d’en haut di Ursula Meier, ed eravamo nel 2012. Un evento che le autorità del nostro Paese intendono sottolineare con tutti gli onori. Ecco perché il consigliere federale Alain Berset, lunedì 24 febbraio, dopo aver incontrato la ministra federale tedesca della famiglia, degli anziani, delle donne e della gioventù Franziska Giffey, assisterà alla prima mondiale della pellicola di Chaut e Reymond.

Schwesterlein racconta di due gemelli: Lisa e Sven. Lei, un tempo brillante scrittrice teatrale, si è ritirata con la famiglia in Svizzera. Il fratello, invece, famoso attore, vive a Berlino. Il loro legame si fa più forte quando lui viene colpito da una grave forma di leucemia. Lisa, allora, fa il possibile per curarlo e riportarlo sul palco: un’energia unidirezionale che, tuttavia, metterà a rischio il suo matrimonio.

Da segnalare che, sempre nel concorso principale, sono presenti altre due coproduzioni svizzere: si tratta di Le Sel des Larmes del regista francese Philippe Garrel e Favolacce di Fabio e Damiano D’Innocenzo (coprodotto dalla RSI e Amka).

La settantesima edizione della Berlinale ha anche altre tracce “svizzere”. Infatti è la prima – dopo 18 anni anni alla direzione del tedesco Dieter Kosslick – guidata dall’ex direttore del Festival del film di Locarno Carlo Chatrian. Lui e l’olandese Mariette Rissenbeek (la nuova direttrice esecutiva) hanno preso in mano la rassegna per ridarle quel vigore e riconoscimento internazionale che negli ultimi anni aveva un po’ perso a favore di Venezia e Cannes.

Altra traccia elvetica è quella di Mare di Andrea Štaka (già regista di Das Fräulein) nella sezione Panorama. Senza dimenticare un’altra coproduzione della RSI e Cinedokke: Palazzo di giustizia di Chiara Bellosi, in concorso nella sezione Generation 14plus. Ma non scordiamo altri titoli svizzeri nelle altre sezioni minori: Saudi Runaway di Susanne Regina Meures, Yalda, a Night for Forgiveness di Massoud Bakhshi e The Little Bird and The Bees di Lena von Döhren.

Il presidente della giuria principale è Jeremy Irons che è accompagnato da Luca Marinelli, Berenice Bejo, Bettina Brokemper, Annemarie Jacir, Kenneth Lonergan e da Kleber Mendonca Filho. Un gruppo assortito e proveniente da Paesi e culture molto diverse che dovrà trovare una sintesi e premiare i film più meritevoli.

La lista di celebrità di livello mondiale è nutrita. Infatti saranno presenti, tra gli altri, Salma Hayek, Elle Fenning, Cate Blanchett, Johnny Depp e Helen Mirren, la quale riceverà il Premio alla carriera. Molta attesa anche per l’ex First Lady statunitense Hillary Clinton, che arriverà nella capitale tedesca in occasione della proiezione di un documentario a lei dedicato.

Insomma, un’edizione parecchio stuzzicante, dove il glamour e l’arte sembrano ritagliarsi i propri spazi. Ma solo alla fine si capirà se la prima volta del “locarnese” Chatrian potrà dirsi un successo.

Nicola Mazzi

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