Cultura

Taskforce Cultura: i primi passi per la ripresa della vita culturale

Le associazioni di operatori e imprese culturali professionisti e le associazioni culturali amatoriali svizzere – riunite nella Taskforce Cultura – hanno incontrato oggi il consigliere federale Alain Berset e i responsabili degli uffici federali della cultura, della sanità pubblica e delle assicurazioni sociali, oltre che della Segreteria di Stato dell’economia. Esse hanno sottolineato l’importanza di mettere in opera misure di compensazione il più complete possibile e di sviluppare insieme prospettive per il futuro. Innanzitutto, la Taskforce Cultura ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra autorità e settore culturale: «soluzioni efficaci si rendono, infatti, ora indispensabili per le persone di un settore che soffre di un divieto di lavoro che dura ormai da 11 mesi. Oltre al perfezionamento delle misure di compensazione – tanto quelle culturali quanto quelle macroeconomiche – occorre mettere in atto condizioni quadro appropriate e costruttive per una ripartenza pianificata e coordinata», si legge nel comunicato stampa diramato in data odierna. Il settore culturale svizzero intende contribuire lavorando in stretta collaborazione con i Cantoni e gli uffici federali competenti.

Su questa base, la discussione odierna si è focalizzata su tre aspetti principali:

 

Ripresa della vita culturale

Le associazioni culturali sottolineano il desiderio urgente di riprendere la vita culturale tenendo conto delle misure sanitarie necessarie. Dopo 11 mesi di incertezza, è ora indispensabile tracciare delle prospettive per il futuro: occorre mettere in campo termini e concetti di protezione comuni per avviare una graduale riapertura. Le misure di protezione devono essere concepite in modo maggiormente differenziato, per esempio sulla base delle condizioni infrastrutturali o del tipo di manifestazione. Nella fase di rilancio è inoltre essenziale contribuire a nuove condizioni artistiche o infrastrutturali, e procedere alla riconquista del pubblico. Al momento si stanno sviluppando concetti per una ripresa delle manifestazioni culturali controllata e pertanto il più sicura possibile (ad esempio il “modello di Basilea”). Il settore culturale vede nella discussione odierna quell’inizio di una stretta collaborazione con l’UFSP, i Cantoni e gli scienziati atteso da tempo, con la finalità di definire nelle prossime settimane concetti differenziati e un calendario di azione.

 

Aggiustamento delle lacune in materia di compensazione

In seconda istanza, le associazioni culturali hanno illustrato le attuali lacune delle diverse misure di compensazione. Ora che le tutte riserve sono realmente esaurite, le differenti lacune devono essere colmate per garantire la preservazione della diversità culturale. Spesso le carenze sono dovute alla mancanza di armonizzazione tra le diverse misure, ma anche alla mancata comprensione delle realtà professionali che caratterizzano la progettualità del settore culturale.

Le preoccupazioni più urgenti sono le seguenti: le indennità perdita di guadagno attribuite attraverso gli uffici culturali devono coprire il 100% della perdita riconosciuta a tutte le imprese e gli operatori culturali (invece che solo l’80%); dopo 11 mesi di ibernazione, gli organizzatori di eventi hanno urgente bisogno di un pacchetto di salvataggio per coprire tutti i costi sostenuti; artiste e artisti freelance che lavorano regolarmente con contratti a tempo determinato devono essere compensati: le indennità di lavoro ridotto che dal 1° gennaio dovrebbe essere nuovamente in vigore anche per i contratti a tempo determinato, continuano di fatto a non essere accessibili (divieto di manifestazioni = mancanza di ingaggi e tempo determinato); i lavoratori indipendenti e le ditte individuali non arrivano coprire i loro costi di gestione (affitti, salari dei dipendenti, ecc.), poiché il le indennità IPG coprono al massimo l’80% del reddito netto (da cui vengono detratti i costi fissi) e, in caso di difficoltà, sono esclusi dall’essere considerate imprese culturali; un adeguamento del modello di calcolo per la compensazione delle persone con posizione analoga a quella dal datore di lavoro poichè quello attuale non è sufficiente; dal 19 dicembre gli operatori culturali hanno nuovamente diritto ad un indennizzo per la perdita di guadagno, ma nella maggioranza dei cantoni i moduli non sono ancora disponibili. Vi è inoltre ancora una lacuna incomprensibile per il periodo compreso tra il 1° novembre e il 19 dicembre 2020; ancora troppo operatori culturali continuano a cadere tra le crepe del sistema di compensazione e non vengono presi adeguatamente in considerazione; le condizioni per uno strumento importante come quello dei progetti di ristrutturazione sono ancora in gran parte poco chiare o sconosciute in alcuni Cantoni.

 

Una giungla di misure

In terzo luogo, la Taskforce Cultura ha riportato la grande confusione legata alle misure di compensazione, confusione non imputabile solo alle diverse applicazioni cantonali – la Taskforce riconosce lo sforzo di armonizzazione da parte delle conferenze cantonali – ma che ha a che vedere con una mancanza di amalgamazione delle misure e di comunicazione a livello federale: quattro diversi uffici federali sono responsabili delle indennità perdita di guadagno (UFAS), dei casi di rigore (DFF), del lavoro ridotto (SECO) e delle misure Covid-Cultura (UFC). C’è urgente bisogno di: stabilire una visione d’insieme (sito d’informazione federale) di tutte le misure in vigore a tutti i livelli federali e della loro interazione aggiornata regolarmente e facilmente accessibile; nominare una persona di contatto federale che raccolga e strutturi le ambiguità/ i problemi e li segnali o li faccia chiarire; creare una banca dati centralizzata che gestisca (per un periodo di tempo limitato) i diversi contributi di sostegno possibili per i richiedenti, al fine di monitorarli in maniera aggiornata e uniforme.

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