Teatro

Teatro Paravento: a scuola di simpatia con “Jemmy Button”

Sono piccoli grandi sogni quelli che il Teatro Paravento ha regalato ai molti spettatori convenuti nel suo pittoresco cortile, in piena Locarno, nei giorni scorsi per la rassegna il Teatro in festa. A concludere i cinque appuntamenti la fiaba moderna “Jemmy Button”. Tante risate ma anche momenti di gaia commozione per quel piccolo indigeno snaturato e tolto alla sua terra “per un bottone”, come dirà lui, che gli fanno credere essere preziosissimo. La vicenda – una storia vera, assicurano tra il serio e il faceto gli attori all’inizio della pièce – si svolge nel 1830, quando gli inglesi approdano in Sud America, trovandovi naturalmente una terra incontaminata, ma soprattutto un grande popolo indigeno mai visto, con “strane tradizioni” come dicono loro, con grande saggezza aggiungiamo noi. Di questo popolo fa parte un giovane ragazzo particolarmente vivace, che trae dalla natura la sua forza vitale. La sua intelligenza e le sue abilità colpiscono gli inglesi, che decidono di portarselo con sé nel Vecchio continente. E tutta la pièce sarà un susseguirsi di sketch, causate dalla supponenza degli inglesi di essere una civiltà, a confronto, “evoluta”. All’indigeno cambiano il nome – Jemmy Button, appunto – nella speranza che si lasci il passato alle spalle, ma dovranno presto arrendersi: il suo cuore è rimasto nella Terra dei fuochi. Tuttavia, come in tutte le fiabe, non può per questo sottrarsi ai suoi nuovi obblighi: deve incontrare la regina. Un momento temuto che però in realtà risolverà tutta la storia, perché la regina vedrà in lui ciò che gli altri, chiusi nella loro “superiorità”, non hanno visto: quella semplicità, quella spontaneità che in fondo desidera anche lei. I “piccoli” strappi al galateo che….compie, una gaffe dietro l’altra, non la indignano o non causano il tipico “incidente diplomatico”, ma anzi le ridonano spensieratezza. Così la regina – in una storia che abbiamo già visto ma mai interpretata così abilmente da soli tre attori sulla scena (Luisa Ferroni, Aude Lorrillard, Yun Huang) perdipiù in quattro lingue diverse – si impegna a far sì che il piccolo indigeno possa tornarsene nella sua terra. Una bella rivisitazione di una storia molto conosciuta, che il pubblico ha ricompensato con le sue risate.

Laura Quadri

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