Teatro

Un classico e meraviglie olandesi concludono il Festival delle Marionette

Festival Marionette

Si è concluso felicemente oggi il Festival Internazionale delle Marionette. Dopo il Batticuore di Claudio Cinelli, ieri pomeriggio, applaudito già alcuni anni or sono al Cittadella, questa mattina l’italiano Teatrino dell’Erba Matta ha portato in un Foce esaurito un classico della favolistica, Il Mago di Oz di Frank Baum. Bella l’idea di tanti cubi colorati da cui scaturiscono i personaggi e l’ambientazione scenografica, con i cromatismi dedicati, il grigio del Kansas, il giallo della strada, il blu del paese fantastico, il verde della città di smeraldo. Ed ecco la pupazza Dorothy con il suo cane Toto, l’omino di paglia, quello tutto metallo, il leone, le streghe, l’evanescente mago… Il burattinaio muove e fa quasi tutte le voci (alcune sono registrate), dando una personalità particolare ad ogni figura, con qualche parola anche d’inglese (quasi una lezioncina) ma soprattutto nutrendo la storia di un linguaggio moderno e disinvolto, arricchito di espressioni gergali e inflessioni dialettali prese a prestito dalle regioni italiane. Lo spaventapasseri ha una dialettica da strada, l’uomo di latta possiede un tono aulico da nobile cavaliere, segue il piagnucoloso leone. Tutti hanno qualcosa che gli manca e da desiderare, ma il mago alla fine è lo stesso burattinaio che sollecita la platea perché Dorothy possa tornare a casa; gommapiuma, lattice, legno, stoffe, ombre ed evanescenze, giochi di luce e tanta immaginazione. Così elaborato, così semplice.

Festival marionetteUn registro completamente differente lo ha invece offerto lo spettacolo pomeridiano dell’olandese Theater van Doom, l’attuale marionettista è il continuatore ed erede artistico di colui che, ha sottolineato in apertura Michel Poletti, impressionò negli anni Settanta anche i colleghi. In questo Tompte il Troll e altre meraviglie ha mantenuto quelle raffinatezza e originalità con una forte carica grottesca ed espressionista, nello spirito della cultura fiamminga, popolata di spiriti, di una trascendenza macabra, per cui c’è sempre una stretta relazione della vita con l’oltretomba e simbolismi del fantastico e leggendario. Senza parole, si avvicendano una decina di piccole storie, minime ma dal forte impatto iconografico. Animate sul palco dai due marionettisti, oppure dietro un piccolo sipario. Dalla giornata con scatti epifanici di un uomo in cilindro alla danza di un uccello preistorico o di un mobilissimo ragno. Mascheroni enormi o minuscole creaturine, si gioca sul doppio, maschile/femminile in cui si dividono i volti oppure si sdoppiano in un Giano bifronte. Ancora: valigette che contengono l’occorrente per scrivere con una penna d’oca oppure con la telescrivente Morse. C’è il santo che alla fine vince il diavolo. E c’è la Butterfly di nome e di fatto, una donna, una vecchia? Mangia una foglia? In realtà è un bruco che, improvvisamente in questi giochi a sorpresa, riappare con delle belle ali. Metamorfosi, stralunate visioni dai toni bruni, in cui luci magistralmente dirette si sposano perfettamente con il buio e le ombre nella discendenza della tradizione pittorica. Tompte il Troll del titolo arriva in ultimo, con la barchetta, la pesca, il mostro marino. I bambini hanno apprezzato il livello più elementare degli escamotage, gli adulti… il resto.

Un Festival particolarmente seguito quest’anno, con lotterie e mascotte pulcinellesca al seguito.

Manuela Camponovo 

 

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