Teatro

Una “Deriva” plurilingue e pluritematica

Sembra che ci sia ancora da lavorare in questo spettacolo (Deriva, ieri sera al Foce di Lugano) per renderlo più fluido e armonico, con meno tempi morti e una certa verbosità attraverso la quale i personaggi sembrano più declamare, esibire manifesti che vivere situazioni (molta plastica in scena che fa da fondale, avvolge oggetti, come una tinozza, un pallone per esercizi fisici, una scala, in stile “lavori in corso”…). L’intreccio di lingue, tedesco, italiano, alcuni interventi in inglese, non aiuta la comunicazione emotiva. E forse un problema è anche dato dall’eccesso di tematiche che s’intrecciano sul palco, dalla questione della fabbrica di armi a quella dell’emigrazione, dalla maternità al diritto al lavoro. Due sorelle sono in conflitto, una è restata, l’altra se ne è andata; la prima, in una terra di disoccupazione, si abbandona al compromesso di una catena di montaggio che produce oggetti per uccidere; la seconda ha scelto un’altra strada e si accusano a vicenda. In mezzo, una figlia che lavora in un call center, sogna di fare l’artista e si ritrova tra due madri, ripudiata da quella biologica, adottata dall’altra che non può avere figli ma a cui non basta. Vorrebbe pure gli ovuli della sorella per poter procreare. E poi il risveglio di coscienza, la lotta e le manifestazioni per una riconversione della fabbrica, le cifre del capitalismo che esportano armi e fomentano guerre più o meno lontane. Un teatro documento, basato su articoli e interviste, testimonianze raccolte. Ma come spesso accade, in questi casi, il rischio è di una rappresentazione che non riesce sempre a trasmettere la dimensione autenticamente umana degli eventi, almeno per un gusto “latino”. Va lodato comunque l’impegno di questa giovane compagnia battagliera, Astragalo (nome derivante da un osso del piede ma anche dal nome di una pianta) che conserva ancora un ideale di teatro come gesto comunitario che va al dli là di una rappresentazione di puro consumo. Non per caso la data ticinese scelta era il primo maggio, ma poco era il pubblico e ormai è difficile capire le motivazioni dell’affluenza. Si può solo dire che la gente più che di conoscere ha voglia di ri-conoscere. In certe occasioni, parenti e amici accorrono, oppure sull’onda della popolarità di chi sta sul palco. Poi sarà la giornata festiva, il tepore pre-estivo… Chissà… In ogni caso applausi per i quattro interpreti, Ivana Di Salvo (che è anche autrice e regista), Ursina Natalia Früh, Dominique Lüdi e Tassos Tatarouglou (musicista).

Manuela Camponovo

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