Eventi

Una giornata di studio dedicata alla scrittrice Alice Ceresa

Si è svolta ieri, in forma digitale, la giornata di studio: Nel mondo di Alice (Ceresa) Scrittura – pensiero – differenza per volere dell’Archivio Svizzero di Letteratura e l’Istituto di Lingua e Letteratura italiana, Università di Berna. L’obiettivo è stato quello di offrire un’occasione per approfondire l’opera e l’attività di Alice Ceresa (1923-2001) da diverse prospettive, tenendo conto delle sue varie implicazioni letterarie, ideologiche e socioculturali. A presiedere l’incontro online sono state: la professoressa Laura Fortini dell’Università degli Studi Roma Tre, in mattinata; e nel pomeriggio, la professoressa Tatiana Crivelli dell’Università di Zurigo.

Sono stati molti gli interventi che nel corso della giornata hanno arricchito l’incontro, e tutti hanno sottolineato in vari aspetti quanto Alice Ceresa – scrittrice e traduttrice di origine ticinese ma vissuta a Roma per buona parte della sua esistenza –  sia stata capace di distinguersi per l’originalità del suo stile, esplorando nella sua scrittura i vari territori della condizione femminile; tra le sue opere più importanti ricordiamo il suo romanzo sperimentale, lavoro con la quale si è affermata nel mondo della letteratura nel 1967, dal titolo La figlia prodiga (Premio Viareggio, Opera prima) e che fu accolto con plauso nel panorama culturale italiano. Nel tempo Ceresa ha pubblicato altri scritti e traduzioni, tra cui una seconda opera narrative Bambine (1990) e lasciando dopo la sua scomparsa tantissimi inediti.

Sono intervenuti nella giornata studio Nel mondo di Alice (Ceresa) Scrittura – pensiero – differenza, oltre a Laura Fortini (professoressa all’Università degli Studi Roma Tre) e Tatiana Crivelli (professoressa dell’Università di Zurigo), diversi ricercatori/ricercatrici e studiosi: Lucas Gisi (co-responsabile dell’Archivio Svizzero di Letteratura), Giovanna Cordibella (Professoressa dell’Università di Berna), Annetta Ganzoni (dell’Archivio Svizzero di Letteratura), Monika Schübach (Olten), Maria Isabella Giovani (Università Roma Tre), Alessandra Pigliaru (il manifesto), Francesca Rodensino (Università di Zurigo), l’autrice Silvia Ricci Lempen.

Una giornata stimolante, ricca di dialoghi e pensieri interculturali dedicati al talento di Alice Ceresa e sulla sua riflessione dedicata alla questione femminile, che prende il via – come ha sottolineato Giovanna Cordibella – nel progetto Il ratto delle Sabine, dove l’autrice inizia a porgere particolare attenzione sul tema della disuguaglianza. Un interessante dettaglio della vita di Ceresa è che nonostante abbia pubblicato poco del suo lavoro, non ha mai smesso di comporre e di scrivere. Difatti, Monika Schübach, nel suo intervento ha ricordato che gli stati d’animo di Alice Ceresa insorgono chiaramente nelle sue opere e che l’autrice stessa ha dichiarato «Ho sempre scritto, ma pubblicato poco perché perennemente in crisi». Ad alimentare i lavori di Ceresa è sempre stata la pura passione per la scrittura e non il lato “commerciale” del mondo letterario-intellettuale. Scrivere perché non poteva fare diversamente.

A chiudere l’incontro è stata la scrittrice italo-romanda Silvia Ricci Lempen affrontando il tema Alice Ceresa, la scrittura e il punto di vista femminista. Ricci ammette però che il femminismo a cui fa riferimento è quello dalla tendenza materialista, differenzialista. Una riflessione particolare è stata data alla letteratura come tipo di comunicazione: oggi il romanzo deve incontrare un successo immediato di vendibilità; eppure, Ceresa, così come Ricci, non si sono mai preoccupate di chi comprasse o leggesse i propri libri, ma piuttosto l’obiettivo è sempre stato quello di portare avanti con tenacia il proprio lavoro e i propri progetti.
Ritornando poi al tema del femminismo, Silvia Ricci ha sottolineato che il «femminismo sia tornato di “moda”» usa la parola moda perché il suo è «un forte dubbio sulla profondità dell’interesse da parte della società per il femminismo». Ha poi continuato «Ceresa è in anticipo ancora oggi sui tempi, nel senso che lei va scavando con estrema profondità le cause e i meccanismi di ciò che è la costruzione artificiale del femminile, questo è un discorso che ancora oggi non è e non può venire capito né in Italia, né in Svizzera. Chi legge l’opera Piccolo dizionario dell’inuguaglianza femminile nella versione attuale continua a non poter capire tutto, mentre molte altre cose del libro, invece, la gente non le vuole capire perché se no gli crolla il mondo addosso».

MEA

In cima