Commento

Vietare il cellulare a scuola? Sì, ma con responsabilità…

Due ragazzi con smartphone

Nelle scuole comunali di Poschiavo è stato introdotto il divieto di avere con con sé il cellulare in classe e nelle zone circostanti le sedi scolastiche. Gli allievi devono depositare il cellulare, che potranno riavere alla fine delle lezioni. Sono tendenzialmente d’accordo di vietare il cellulare in classe, ma sarebbe interessante e costruttivo portare la decisione presa dall’istituto scolastico all’interno delle classi, coinvolgendo gli allievi, per renderli consapevoli dei motivi che stanno all’origine della decisione, che non deve essere una coercizione fine a se stessa ma dovrebbe rivelarsi un motivo di discussione di come ci relazioniamo, di come il cellulare influisce sui nostri comportamenti, e di come le nuove tecnologie trasformino alcune parti del nostro cervello. Si possono pensare innumerevoli iniziative e altrettanti approfondimenti, che portino i ragazzi a capire, con consapevolezza e non per un’imposizione che viene dall’alto, quali sono i vantaggi e gli svantaggi delle nuove tecnologie, in particolare quelle dei cellulari. A mio avviso questo vuol dire educare ai comportamenti in modo consapevole ma soprattutto critico nei confronti di questa forma di comunicazione altrimenti, senza una spiegazione argomentata e motivata, la direttiva si rivela diseducativa perché i ragazzi non la percepiscono come una scelta didattica ma come un diktat, che non riconosce i loro bisogni. E perciò,
appena fuori dalla sede scolastica, continueranno a utilizzare il cellulare, vivendo la proibizione come un’imposizione dall’alto, senza capirne i motivi, che invece sono rivolti alla loro crescita, alla qualità delle relazioni, delle interazioni e al buon funzionamento dell’istituzione scolastica. L’educazione e l’istruzione non possono essere disgiunte dalla presa di coscienza e dalla capacità di creare comportamenti che non siano basati unicamente sulla dipendenza, perché di dipendenza si tratta. Altrimenti è come pretendere di svuotare la cantina di vino nell’abitazione di un alcolizzato senza educarlo alla cultura del vino, ai piaceri che esso comporta ma anche ai rischi dell’abuso. E al significato e ai motivi profondi che la dipendenza nasconde, che ci fa sentire liberi in una sorta di subdola prigionia. Senza un percorso di riflessione sul significato della dipendenza da alcol, in questo caso da cellulare, chi è dedito all’alcol, con la cantina vuota, andrà a bere da un’altra parte, continuando a pensare unicamente a ciò che in realtà lo rende uno schiavo, impedendogli la possibilità di scegliere altri mondi. C’è un proverbio che dice: puoi portare i cavalli all’abbeveratoio ma la difficoltà sta nel farli bere. In questo caso si tratta di far ragionare su cosa significhi il divieto e cosa voglia dire vivere senza il cellulare.

Nicoletta Barazzoni

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