Commento

Anatomia di un fallimento: critica al Marxismo

La tesi di Giancristiano Desiderio nel suo L’anti-Marx (Rubbettino 2023) è semplice: il Marxismo è stato un fallimento. E le premesse di ciò sono oggetto di analisi di diversi autori che Desiderio passa in rassegna. Oggi il Marxismo è stato rimosso, ma non criticato. Sussiste infatti un’assenza di critica da parte della sinistra liberale di questo approccio politico. Prolifera di converso l’idea di cavalcare ora il giustizialismo, ora lo statalismo, il populismo, il vittimismo. L’eredità del Marxismo è drammatica secondo Desiderio, specialmente in Italia dove questa ha impedito che si affermasse una mentalità pienamente antitotalitaria – «non tutti gli antifascisti sono democratici». Non c’è stata alcuna rivoluzione in Occidente nel senso marxista come si augurava Karl Marx. Desiderio, crociano liberale, non sposa la tesi abbastanza diffusa che l’idea comunista è una buona idea applicata male. È una «pessima dea realizzata benissimo».

Via via smentisce i capisaldi del Marxismo: la teoria del valore-lavoro, l’uso della propaganda, la strumentalizzazione della lotta politica. «Tutta la vicenda del Marxismo può essere vista come la storia di un errore o lo sviluppo di una contraddizione che la storia […] si è incaricata di smentire con prezzi altissimi: […] i fatti, gli avvenimenti, gli accadimenti davano torto […] ai marxisti». E ancora: «Ne è venuta fuori così una storia insieme tragica e farsesca: la tragedia è il totalitarismo comunista, la farsa è la continua rincorsa che i marxisti hanno dovuto fare con le vicende storiche nel disperato e vano tentativo di cancellare le enormi tracce del fallimento marxista». Cosa succede dopo la rivoluzione? Nulla che abbia come oggetto la libertà. Secondo Marx occorre accentrare gli strumenti di produzione delle mani dello Stato. Questo condurrebbe alla dittatura del proletariato.

Sia Marx che Lenin non avevano una teoria della politica e dello Stato – si limitavano a rimasticare Jean-Jacques Rousseau, come scrive l’autore. E avevano come primo obiettivo l’eliminazione della borghesia come ostacolo alla dittatura del proletariato. Nella panacea ipotizzata dal Marxismo lo stato non si estingue ma diventa totalitario. L’amministrazione del potere diventa qualcosa di burocratico in cui il governo esercita un potere illimitato sulla vita delle persone. Di più: «la dittatura di Marx sarà speciale: non sarà solo violenta, come tutte le dittature, ma anche intellettuale perché nascerà proprio da una presunzione di onniscienza». Negli anni, come si diceva, si sono susseguiti diversi critici del Marxismo. Uno dei più precoci fu Eugenio Dühring, che spiegava che la cosiddetta dialettica non si applica all’economia; la teoria del valore è infondata. Si passa poi alle critiche di Benedetto Croce, secondo cui l’idea di una economia filosofica distinta era ancora prematura.

Per il filosofo napoletano, inoltre, la teoria del saggio di profitto è falsa e il materialismo storico è un semplice canone di interpretazione. Segue Isaiah Berlin (Il legno storto dell’umanità) che affermò che in Marx la protagonista della nazione è la classe organizzata come forza rivoluzionaria. Ciò comporterà il sacrificio e l’annientamento di molte persone. Tuttavia, il filosofo di Riga suggerì che ci sono tre idee originali nel Marxismo: l’influenza della tecnologia sulla cultura, l’importanza del grande capitale, la lotta di classe. Nelle analisi di Desiderio entrano anche Lucio Colletti e Giovanni Gentile – che Sergio Romano ha definito come «maestro occulto del comunismo italiano» – quindi Antonio Gramsci, che almeno inizialmente lodò Gentile. Quasi sottolineando, sebbene Desiderio non lo suggerisca, che Comunismo e Fascismo, alla fin fine, non sono poi così distanti nella gestione e nei fini dell’azione dello Stato.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

In cima