Teatro

Emanuele Santoro racconta Primo Carnera

Primo Carnera

Debutta domani al Teatro Foce di Lugano la nuova produzione di e con Emanuele Santoro: Carnera. Vito da primo. Abbiamo raccolto le considerazioni del regista e attore che hanno motivato questa realizzazione.

«Ho conosciuto il personaggio Carnera anni fa durante un soggiorno in Friuli con i miei figli. La sua storia mi ha subito appassionato e ho iniziato a documentarmi su di lui attraverso libri e materiale video che avevo in parte visto proprio a casa sua, in Friuli. Casa che è rimasta tale e quale a quando la abitava lui e ed è visitabile di domenica. In particolare mi aveva colpito il manoscritto, ritrovato dalla figlia a distanza di 37 anni dalla sua scomparsa, avvenuta nel lontano 1967. Una autobiografia incompleta, peraltro. Si ferma alle le nozze (tante cose hanno fine con le nozze…). Nel caso di Primo Carnera immagino sia rimasta incompiuta perché nel frattempo sono stati in tanti a chiedergli di scriverne una a quattro mani. A quel tempo chiesi anche di poter essere ricevuto dalla figlia, Giovanna Maria. La gerente del Bottegon mi avrebbe messo in contatto con lei. La sfortuna ha voluto che, poche settimane dopo, Giovanna morisse. Era il 2017. Poi un po’ di travagli e di nuovo l’idea di uno spettacolo su di lui. Della boxe a me importa nulla. Mai praticata né guardata. È la sua vita ad appassionare. Una vita straordinaria che ha incrociato cruda realtà e favola, dolore e gioia, fame e sazietà, vittorie e sconfitte, povertà e ricchezza in due viaggi di andata e ritorno. Quante ne ha passate quest’uomo? Da povero a ricco andata e ritorno due volte, due volte emigrante, la prima non ancora quattordicenne, la seconda da campione del mondo cosciuto in tutti gli angoli del pianeta. Una personalità, altrettanto straordinaria, caratterizzata da sensibilità, umiltà, bontà d’animo, generosità e semplicità, nell’interpretazione più nobile. Mettiamoci anche un po’ d’ingenuità, va bene. “Chi? Carnera? Ah, si! Quel grand-e-gross-e…(ciula)!”. È la tua interpretazione. Dipende da che prospettiva vuoi guardare il mondo. A me piace pensare che Carnera sia l’uomo che ha conservato lo sguardo del bambino che ha una fiducia incondizionata nella vita e nel prossimo, quindi vulnerabile, a discrezione. Carnera è l’esatto opposto di chi approfitta della sua condizione per avvantaggiarsi sugli altri o per danneggiarli. Un uomo che non ha mai imbracciato il lamento nella sofferenza né, soprattutto, l’esaltazione nella gloria, perché se hai conosciuto la miseria più nera e la disperazione, tutto ciò che di buono ti arriva nella vita lo consideri un regalo e come tale lo tratti. Oggi c’è e va bene, ma se domani non c’è più va bene lo stesso. La vera libertà. Come Carnera ci devi nascere e se come Carnera, e in una vita come la sua, riesci a conservare un’anima pura e cristallina senza inciampare nemmeno una volta nel male, val bene la pena di dire che quella di Carnera è una vita da Primo». (Emanuele Santoro)

Teatro Foce di Lugano (22-24 set)

Teatro Paravento di Locarno (30 set-1° ott)

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