Mostra

Gli anni mesolcinesi di Paul Schürch

Si inaugura sabato 15 luglio alle ore 17.00, presso la Ex Colonia Alpina di San Bernardino, la mostra Paul Schürch. Gli anni tra Mesocco e San Bernardino. 1929-1934, che presenta una quarantina di opere dell’artista, quasi tutte provenienti da collezioni private della Valle. Vendute oltre Gottardo, oppure ai turisti che transitavano nella località alto mesolcinese, ma anche cedute ad abitanti del luogo in cambio di beni che gli garantissero il sostentamento, le opere “mesolcinesi” di Schürch non hanno mai avuto grande visibilità pubblica, ma molte di esse sono state gelosamente custodite nel corso dei decenni nelle case degli abitanti della regione. In occasione della mostra, promossa dal Comune di Mesocco, viene inoltre pubblicato presso le Edizioni Casagrande di Bellinzona un volume monografico, curato da Elio Schenini, che documenta l’insieme delle opere oggi note (circa un’ottantina) che Schürch ha prodotto negli anni della sua residenza in Mesolcina.

Paul Schürch, Autoritratto, 1930.

Nato a Wangen presso Olten nel 1886 e formatosi tra Berna, Karlsruhe, Monaco e Parigi, Paul Schürch, pittore nomade e schivo, amante della natura e dei paesaggi alpini, si trasferisce in Mesolcina nel 1929 e vi rimane fino al 1934, risiedendo dapprima a Mesocco, poi a Pian San Giacomo e infine a San Bernardino. Tra le numerose difficoltà che hanno segnato il suo soggiorno in Mesolcina, soprattutto considerate le ristrettezze economiche del periodo e la famiglia numerosa a cui doveva provvedere, Paul Schürch ha continuato a dipingere con regolarità, pur non avendo molte occasioni espositive. Di quegli anni è nota unicamente una mostra presentata nel 1932 nell’atrio della Scuola di Commercio di Bellinzona dedicata alla Plaga del San Bernardino che aveva come protagonisti oltre allo stesso Schürch, Hans Beat Wieland e Camillo Rusconi. La mostra includeva inoltre alcune tavole botaniche del professor Mario Jäggli che di lì a qualche anno avrebbe pubblicato il suo noto libro sulla flora del San Bernardino.

Nel nomadico e irrequieto errare di Schürch tra l’Oberland bernese e i Grigoni a partire dagli anni Venti traspare un rifiuto del mondo borghese e dei suoi valori che lo accomuna, da questo punto di vista, a molte esperienze artistiche delle Avanguardie di quegli anni. Il suo immergersi nel mondo rurale alpino, non è temporaneo o “en touriste”, come quello di molti altri pittori, tra cui anche alcuni frequentatori del villaggio di San Bernardino in quello stesso giro d’anni, ma totale. Lui che pure ha vissuto negli anni della formazione in grandi città come Monaco e Parigi non ha nessuna passione per la realtà urbana, per le dinamiche sociali, per il mondo del consumo, del progresso e delle macchine. A tutto questo preferisce il mondo contadino, un mondo basato sulla semplicità e l’essenzialità, verso il quale l’artista si volge con grande senso di partecipazione e di condivisione come dimostrano molti suoi ritratti. Schürch non è però nemmeno un semplice cantore della genuinità della vita agraria e soprattutto non si perde quasi mai nella sua aneddotica. Quello che lui trova in questo mondo è in primo luogo la possibilità di un rapporto primario con la natura, con una natura ancora in gran parte selvaggia e scarsamente antropizzata, che è il luogo nel quale si manifesta con tutta la sua forza il mistero dell’esistenza.

«Attraverso la pubblicazione e la mostra», si legge nella presentazione dell’iniziativa, «si vuole recuperare e far conoscere al pubblico l’opera di questo artista che ha legato buona parte della sua produzione matura alla nostra regione e nel contempo invitare il pubblico a riflettere sui profondi cambiamenti che hanno segnato il paesaggio della nostra Valle nel corso dell’ultimo secolo». La mostra, accolta nella Ex Colonia Alpina di Mesolcina e Calanca, a San Bernardino, è aperta al pubblico dal 16 luglio al 20 agosto 2023: Me-Ve 16-18, Sa-Do 10-12 e 14-17. Aperture straordinarie: 1 e 15 agosto, ore 10-12 e 14-17. Ingresso gratuito.

Per un approfondimento sulla mostra, a cura di Dalmazio Ambrosioni, v. l’Osservatore n.28/2023, in uscita sabato 15 luglio.

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