Editoriale

Guerra nelle Falkland: ne valeva la pena?

A differenza dei predecessori a Downing Street James Callaghan e Harold Wilson, Margaret Thatcher non ebbe mai grosse relazioni con il Commonwealth. Tuttavia, l’invasione dell’Argentina nelle Falkland del 2 aprile 1982 risvegliò un interesse strategico nella Lady di Ferro. La difesa del complesso insulare, noto anche come Malvinas, era un’occasione per Thatcher di rafforzare l’orgoglio britannico in un momento difficile per l’economia del paese. Alla guerra dichiarata dall’Argentina rispose con una guerra di principio. Ancora oggi si discute se valesse la pena o meno per Londra riconquistare le Falkland. Dopo tre anni di governo e uno alle elezioni politiche, i frutti delle politiche neoliberiste di Thatcher stentavano a palesarsi. La necessità di rafforzare la sua immagine a livello domestico era l’elemento comune tra Thatcher e il presidente della giunta argentina, Leopoldo Galtieri.

Che sferrando l’attacco-lampo alle isole britanniche ne rivendicava l’appartenenza al governo di Buenos Aires. Galtieri era nipote di emigranti italiani, aveva fatto carriera come ufficiale dell’esercito. Come ricorda Elisabetta Rosaspina (Margaret Thatcher), dopo il golpe del 1976 che defenestrò Isabel Perón, Galtieri si era messo al servizio di Jorge Rafael Videla. Caduto in disgrazia con il golpista successivo, Roberto Eduardo Viola, raggiunse il potere nel 1981. Anche un altro discendente di italiani, Jorge Mario Bergoglio, era a favore della riunificazione della Falkland con l’Argentina. Galtieri intravide nella conquista delle Falkland la possibilità di un riscatto a livello domestico. La giunta governava con il pugno di ferro un paese con un debito di oltre trentacinque miliardi di dollari. Nell’ottica nazionalista del generale, l’attacco alle Falkland era una scommessa.

La giunta attaccò le Falkland 149 anni dopo l’inizio del dominio straniero. Le isole distavano trecento miglia dalla costa argentina e ottomila da quella britannica. L’attacco venne condotto nella certezza che Londra non avrebbe mai mandato truppe. Dal canto suo, Ronald Reagan aveva bisogno di un’Argentina solidamente a destra. Galtieri rivoleva le Falkland e sapeva che l’amministrazione Reagan avrebbe potuto accontentarlo in virtù del ruolo di diga anticomunista in America Latina. Galtieri sperava che gli Stati Uniti avrebbero sostenuto l’Argentina, ma ignorava la special relationship tra Washington e Londra. Nessuno nell’intelligence britannica si aspettava l’attacco. Thatcher apprese dell’aggressione ad una cena all’ambasciata americana. Una sconfitta britannica nell’Atlantico avrebbe portato alle dimissioni di Thatcher. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU condannò l’attacco il giorno dopo. Il supporto alla Gran Bretagna non fu enorme.

François Mitterrand telefonò Thatcher e le disse che era con lei in questa battaglia. La Lady non se lo aspettava e ringraziò. Anche Augusto Pinochet sostenne l’operazione, dal momento che rivaleggiava con Galtieri per l’influenza nell’America Latina. Decisa a difendere le Falkland, la Signora intimò a Reagan di non intervenire: era una questione britannica. Reagan chiese al segretario di Stato Alexander Haig di fare pressioni su Galtieri, ma senza successo. Oriana Fallaci intervistò il generale e tentò di avvisarlo che lo scontro con Londra lo avrebbe condotto alla sconfitta. E così fu: l’Iron Lady voleva vincere a tutti i costi. Anche a prezzo di incrinare temporaneamente le relazioni con Washington. Oltre duecentocinquanta uomini persero la vita e oltre 770 feriti per un complesso di terra che contava duemila persone. C’erano più pecore che persone.

Oggi come allora, ci si chiede se ne valesse la pena. Da una parte i conservatori dicono di sì: occorreva proteggere le Falkland e la sovranità nazional-territoriale. Dall’altra i laburisti ritennero che i rimasugli della politica colonialista britannica andassero sradicati. Galtieri si dimise quattro giorni dopo la capitolazione, nel giugno 1982. Il collasso del regime indebolì gli Stati Uniti in America Latina nella lotta contro il Comunismo globale, ma Thatcher e il Commonwealth ne uscirono rafforzati. Vinse un secondo mandato, anche sull’onda dell’entusiasmo scatenato per la vittoria nell’Atlantico. I risultati si misurano nella spesa pubblica per la mobilitazione, ma anche con l’incremento della popolarità nei confronti della Signora – cinquantadue per cento di gradimenti – che non avrebbe mai ceduto le Falkland.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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