Il messaggio di Koubi
Il coreografo Hervé Koubi ha introdotto ieri, personalmente, Sol Invictus, facendo capire che sul palco – delle 19 nazioni rappresentate dai ballerini – avrebbero ballato anche due nazionalità che in teoria “non dovrebbero ballare insieme”… Puntini nell’universo, gocce nel mare, granelli di sabbia nel deserto: è attraverso parallelismi non proprio inediti che l’irrilevanza dell’esperienza umana ci viene sempre ribadita. Poi, direttamente da Cannes, arrivano i piedi di origini algerine di Hervé Koubi, coreografo che fa ballare hip hoppers e street dancers in grado di evocare Siberie e Amazzonie. E così, finalmente, con Sol invictus posiamo i nostri rassicuranti piagnistei per inaugurare il tempo dell’occasione: lavare la nostra oscurità, setacciarla al ritmo della danza e farla poi brillare alla luce del coraggio di vivere. Ci sono stati 10 minuti di applausi, standing ovation e sul piazzale del LAC, quando sono usciti i ballerini, è scattato ancora un applauso e la gente è andata a complimentarsi. (Ma.Co.)
