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Il talento “fuori misura” di Carlo Porta

In occasione del bicentenario della morte di Carlo Porta (1821-2021), caduto ancora in tempi di pandemia, il Comitato nazionale istituito dal Ministero italiano della Cultura e presieduto da Mauro Novelli, professore ordinario di letteratura italiana all’Università degli Studi di Milano, ha promosso l’organizzazione di un convegno scientifico i cui atti sono stati recentemente pubblicati nel volume On talent inscì foeura de misura, curato dallo stesso Novelli insieme a Silvia Morgana. La prima presentazione ufficiale del volume si terrà martedì 14 febbraio alle ore 18.00 presso la Biblioteca Salita dei Frati di Lugano, dove si avvicenderanno al microfono, assieme al curatore, il professor Renato Martinoni, già titolare della cattedra di italianistica dell’Università di San Gallo e a lungo docente anche nell’ateneo veneziano di Ca’ Foscari. Studioso tra l’altro di Carl’Antonio Tanzi, a lui il compito di raccontare i rapporti di Carlo Porta con la tradizione letteraria milanese. Poiché, sin dalla prima edizione luganese delle sue poesie, Carlo Porta ha conosciuto una significativa fortuna critica anche nella Svizzera italiana, favorita certo dalla vicinanza geografica e dal comune sistema linguistico, il professor Guido Pedrojetta si soffermerà sui contributi “ticinesi” al volume degli atti, che si inseriscono idealmente nella lunga tradizione di studi inaugurata da Dante Isella.

Poeta milanese per antonomasia, Carlo Porta (1775-1821) passa la vita nella sua città, che nella stagione compresa tra il Caffè e il Conciliatore si afferma come una capitale culturale di respiro europeo. Funzionario nella banca di Stato, coltiva la passione per il teatro, recitando come attore dilettante, e soprattutto quella della poesia in dialetto. Difende il milanese dagli attacchi dei puristi e, attraverso il realismo e la comicità, interpreta le istanze dei romantici, nelle cui file milita durante l’aspra polemica contro i classicisti. Saluta con entusiasmo l’arrivo dei francesi ma condanna poi la loro prepotenza, spera nel ritorno di un’Austria illuminata ma non esita a criticare la restaurazione dell’Antico Regime. Dei suoi versi escono edizioni parziali nel 1817 e nel 1821, prima che la stampa luganese del 1826, diffusa di contrabbando, offra il corpus complessivo. Troppo a lungo frainteso, ridotto ad allegra macchietta o cantore di un Milanin perduto, solo da pochi decenni – grazie innanzitutto al lavoro di Dante Isella – Carlo Porta ha riacquistato il posto che gli compete sullo scaffale dei “gran lombardi”, accanto a suoi schietti estimatori come Alessandro Manzoni, Carlo Cattaneo, Carlo Dossi, Delio Tessa, Carlo Emilio Gadda, Giovanni Testori. Porta in effetti non è solo il miglior poeta della tradizione dialettale milanese. È anche il più grande narratore in versi dell’Ottocento italiano: il primo a dar voce al popolo – servi, ciabattini, prostitute – con effetti di sorprendente intensità, che oltrepassano di slancio i territori del comico.

Partecipazione libera e gratuita. Il prossimo appuntamento alla Biblioteca Salita dei Frati sarà con Carlo Ossola, che lunedì 6 marzo presenterà Umanesimo e teologia di Werner Jaeger. Si segnala infine che sino al 18 marzo è aperta al pubblico la mostra Immagini, pensieri e parole nelle incisioni di Remo Giatti.

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