Commento

Lenin a Zurigo per preparare la rivoluzione bolscevica

Il 21 gennaio 2024 segna il centenario della morte di Lenin, il rivoluzionario più famoso del secolo scorso e padre del sistema totalitario. Intellettuale, pubblicista, politico, sotto la sua guida la Russia si trasformò in uno Stato socialista monopartitico, governato dal Partito Comunista, il primo al mondo ad ottenere il potere a livello nazionale. Le sue teorie politiche, di matrice marxista, sono state poi incorporate nella dottrina politica del Leninismo. Che tra le altre cose, prevedeva un rapporto leaderistico-verticale all’interno del Partito-Stato. Nato in una famiglia borghese nel 1870, Lenin si avvicinò alla politica socialista rivoluzionaria, presente in Russia già dagli anni Ottanta dell’Ottocento. Espulso dall’Università di Kazan per aver partecipato alle proteste contro il regime zarista, conseguì una laurea in giurisprudenza. Nel 1895 si trasferì a Zurigo, dove entrò in contatto con il principale teorico marxista russo dell’epoca, Georgij Plechanov.

Dopo un soggiorno a Berlino, fece ritorno in Russia. Nel 1896, durante l’incoronazione di Nicola II, orchestrò scioperi a Pietroburgo per riduzioni dell’orario di lavoro. Scontò una condanna di tre anni di deportazione in Siberia e chiese il permesso di trasferirsi all’estero. Rientrò a Zurigo, poi a Ginevra. Successivamente a Parigi e Monaco. Consolidò così la sua figura di teorico e agitatore politico. Sostenitore dell’insurrezione nel 1905, promosse una campagna per trasformare la Russia zarista in una repubblica, con l’obiettivo di rovesciare il capitalismo e instaurare il socialismo. Dopo un nuovo periodo di esilio in Svizzera (sempre a Zurigo, a due passi dal Cabaret Voltaire), tornò in Russia in seguito alla Rivoluzione del febbraio 1917, che portò alla caduta dello zar.

Il viaggio fu avventuroso e fu autorizzato dalla Germania, impegnata nella guerra contro Mosca e interessata a trasportare in Russia figure come Lenin, capaci di generare caos politico. Secondo i calcoli del Kaiser Guglielmo II, il ritorno di Lenin avrebbe contribuito alla sconfitta militare russa. La Germania fornì un finanziamento consistente al partito di Lenin da febbraio a novembre 1917. In cambio, una volta salito al potere in Russia, il leader avrebbe siglato un trattato di pace con i tedeschi, come poi accadde con il trattato di Brest-Litovsk. Il governo guglielmino bloccò tre delle quattro entrate del vagone per impedire ogni contatto con la popolazione tedesca, dando origine alla leggenda del vagone piombato. Il mezzo partì da Zurigo il 9 aprile 1917: Gottmadigen, Sassnitz; poi Malmö, dunque Helsinki e San Pietroburgo. Lenin era assente dalla Russia per diciassette anni.

Nelle “Tesi di aprile” (scritte durante il viaggio) Lenin delineò un programma in dieci punti per i bolscevichi prossimi alla presa del potere. Con la Rivoluzione d’ottobre del 1917 contribuì alla caduta del governo provvisorio e alla creazione di uno Stato socialista guidato dal partito comunista. La guerra civile fu sanguinosa, ma alla fine Lenin ebbe la meglio. E non solo in patria: il supporto per la causa socialista si sparse in tutto il mondo. Alla prova dei fatti, ora però toccava governare. Per affrontare carestie e rivolte popolari, nel 1921 Lenin introdusse la Nuova Politica Economica (NEP). Fuso sempre di più il Partito nello Stato, non ebbe molto tempo per proseguire con i suoi programmi. Dopo una serie di infarti, le sue condizioni di salute peggiorarono. Oggi la sua salma, in Piazza Rossa a Mosca, è ancora oggetto di culto.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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