Teatro

Jacopo Gassmann immerso in “The City”

Foto di scena da "The City" con Jacopo Gassmann

Foto di scena da The City con Jacopo Gassmann (© LAC Lugano Arte e Cultura – Del Pia)

Jacopo Gassmann con il suo The City ispirato al testo del drammaturgo inglese Martin Crimp è riuscito nell’intento: restituire il senso di sperdimento che le città e le metropoli creano nella vita dello spirito degli individui; portare in scena la condizione di alienazione, e di incomunicabilità; riprodurre la pesantezza in cui vive l’uomo metropolitano, imprigionato sia in un dentro che in un fuori. Molti indizi concorrono nel descrivere lo stato d’animo dei personaggi. La scena iniziale si apre con un uomo vestito con un completo grigio, la ventiquattrore e il cartellino tipico di chi frequenta i congressi, simboli iconici dell’Homo oeconomicus. Una donna vestita di nero, con le braccia incrociate segnala la sua chiusura. Un tavolo stilizzato, la preponderanza del colore bianco, tendente al nebuloso, e i pannelli trasparenti, rappresentano l’ambiente asettico in cui vivono i personaggi. Gassmann li posiziona con distanze volutamente marcate, dando spazio alla prossemica che si esprime proprio nella dimensione della distanza o della vicinanza, non solo fisica ma soprattutto psicologica e emotiva. Infatti il regista insiste nell’evidenziare la posizione dei corpi dei personaggi anche per amplificare il vuoto esistenziale che intercorre tra di loro. Quando si avvicinano è solo per far prevalere il loro potere. Si percepisce una costante tensione, che produce fastidio e noia nello spettatore, elementi scanditi dal ritmo lento e freddo dei dialoghi, che si contrappongono proprio al paradosso del tempo materiale, che produce la schizofrenia di un sistema produttivo inarrestabile. La sensazione di pericolo incombe, così come vuole la nevrosi dell’uomo metropolitano, descritto da Martin Crimp, il quale non risparmia disamine spietate nei confronti dei non luoghi, come la stazione, i supermercati o le aziende, dove si consumano le nostre esistenze di cittadini iperurbanizzati, creando scompensi psicosociali. I personaggi sono afflitti da una sorta di morte interiore, in una condizione dove il sesso è “un negoziato o un prestito bancario”. Il Natale è l’emblema del “commercio che non si ferma mai come il decorso di una malattia”.

I bambini che disturbano la vicina di casa Jenny (Olga Rossi) sono presenze scomode, così come quelli che viaggiano in business class, hanno i capelli d’argento e sono privilegiati.

Christopher (Christian La Rosa) deve fare i conti con il flusso speculativo dell’azienda per cui lavora, con la scure del licenziamento, la perdita del controllo del capitale, la situazione economica del Nord d’America, che hanno ripercussioni sul sistema economico globale, e di riflesso sul suo futuro lavorativo. La crisi di coppia con Clair (Lucrezia Guidone), la quale, nel suo diario, idealizza la città in cui trovare vita, acutizza il malessere e crea ancora più distanze tra loro. L’unica speranza di salvezza è quando Clair conosce uno scrittore, e frequenta un congresso di scrittori, dando così alla scrittura e alla parola un potere salvifico. Nel testo crimpiano si incontra anche il tema dell’infanzia ferita, messa a nudo dalla ragazzina (Lea Lucioli), generando la sensazione che il mondo degli adulti sia in difficoltà.

La scenografia si avvale della riduzione prospettica, che crea la tridimensionalità dello spazio. Le scene richiamano il surreale e il grottesco, e anche la metafisica presente nella pittura di De Chirico, il quale nelle sue opere raffigura proprio i paesaggi urbani, la solitudine, le vie deserte e il tempo. Le luci curate da Gianni Staropoli, le scene e i costumi di Gregorio Zurla, e il disegno sonoro di Zeno Gabaglio completano il quadro di significati, significanti e simbologie, voluti dalla sublime regia di Jacopo Gassmann.

Nicoletta Barazzoni

La replica dello spettacolo è prevista per questa sera al LAC alle 20.30.
La traduzione è curata da Alessandra Serra.
Il cast in ordine alfabetico: Lucrezia Guidone, Christian La Rosa, Lea Lucioli, Olga Rossi
Scene e costumi di Gregorio Zurla.
Luci di Gianni Staropoli.
Regista assistente Stefano Cordella. Disegno sonoro di Zeno Gabaglio. Movimenti di Sarah Silvagni. Video di Simone Pizzi.
Produzione LAC Lugano Arte e Cultura, Teatro Stabile del Veneto, Teatro dell’Elfo, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, TPE – Teatro Piemonte Europa

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