Lo “Schiaccianoci” di Bigonzetti: una fiaba moderna tra sogno e realtà
Per le festività natalizie il LAC presenta una nuova e attesa produzione: Lo schiaccianoci nella rilettura del coreografo Mauro Bigonzetti, sulle musiche di Čajkovskij eseguite dall’Orchestra della Svizzera italiana diretta da Philippe Béran, con la partecipazione del Coro Clairière del Conservatorio della Svizzera italiana preparato da Brunella Clerici. Protagonista sul palco la pluripremiata MM Contemporary Dance Company, diretta da Michele Merola, eccellenza della danza italiana. Il balletto debutta in prima assoluta venerdì 19 dicembre alle ore 20.00, con repliche sabato 20 dicembre alle ore 20.00 e domenica 21 dicembre alle ore 17.00.
È la sera di Natale, una giovane ragazza riceve in regalo da un misterioso e magico signore un bellissimo burattino dal volto principesco. Arriva la notte, quel dono prende vita in un luogo immaginario che si popola di figure che si agitano come fossero vive. Figure e volti che lei riconosce come familiari si organizzano in un esercito contrapposto ad un grande topo seguito da un manipolo di roditori. Il racconto si affolla di altri personaggi che oscillano tra realtà e sogno, si immerge in atmosfere fantastiche e oniriche che si muovono sulla sottile linea che divide il vero dall’immaginario.

©LAC Lugano Arte e Cultura – Foto Luca Del Pia
Coreografo attivo in tutto il mondo, già direttore di Aterballetto e del Corpo di ballo del Teatro alla Scala di Milano, Bigonzetti rilegge l’eterna fiaba de Lo schiaccianoci in chiave contemporanea, dando corpo a un racconto coreografico adatto al pubblico di tutte le età. Un balletto coinvolgente che, ripercorrendo le storie di Drosselmeier e di Clara, invita il pubblico a lasciarsi andare nel mondo del proprio immaginario, grazie a un impianto scenico visionario che, con le sue architetture 3D, si immerge in un gioco tra realtà e fantasia, tra visibile e inconscio. Un allestimento in cui Bigonzetti è accompagnato dai suoi stretti collaboratori Carlo Cerri, che firma le scene composte da immagini tridimensionali e luci, e dalla coppia formata da Kristopher Millar e Lois Swandale che hanno immaginato i costumi senza una precisa collocazione temporale.
«Più che il grande repertorio ballettistico – affermano Mauro Bigonzetti e Carlo Cerri – sarà il racconto originario di Hoffmann, permeato di quelle atmosfere visionarie che giocano con l’ambiguità tra ciò che è visibile e ciò che è fantastico, tra il reale e l’inconscio, a caratterizzare le linee guida di questo spettacolo. Vogliamo costruire un ambiente irreale, sincrono all’estetica tecnologica contemporanea, dove la percezione del fluire delle immagini è beffata dall’inganno della vista e dove il rincorrersi e sovrapporsi di vero e fantasia sembra innescare qualcosa come un cortocircuito elettronico».