Dibattito

Canton Ticino: quale sostegno a quale musica?

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di SONART, associazione di categoria dei musicisti e delle musiciste indipendenti svizzeri che a livello nazionale conta più di 2700 membri. L’associazione è presente da due anni in Ticino e conta attualmente 83 membri attivi. 

La questione di una politica di cultura musicale ragionevole ed equilibrata per la Svizzera italiana è emersa negli scorsi giorni da alcune prese di posizione sulla stampa. SONART ritiene che sia giunto il momento di promuovere una riflessione ampia – finalmente giusta e ponderata – che risolva gli squilibri sistemici prodotti da decenni di una visione monolitica e piuttosto miope. Non esiste infatti una musica che è più cultura di altre, e che – da sola – merita di ricevere la quasi totalità dei sostegni pubblici.

Negli scorsi giorni, la conferenza stampa dell’Orchestra della Svizzera italiana – che presentava la stagione ’23-’24 soffermandosi sul precario stato di finanziamento dell’orchestra stessa – ha portato ad alcuni commenti e prese di posizione interessanti, soprattutto in rapporto allo stato della cultura musicale nel Canton Ticino, e nella Svizzera italiana in generale.

In particolare, il direttore Diego Fasolis ha pubblicato un intervento sul Corriere del Ticino in cui proponeva una «giusta soluzione per la produzione professionale musicale nella Svizzera italiana» che – in un’ottica di sostegno coordinato da parte delle istituzioni – prevedesse «l’unione delle forze per offrire al pubblico locale e internazionale un millennio di repertorio strumentale e vocale nella miglior forma e sinergia possibile».

Una prospettiva senz’altro interessante, ma che sottintendeva un aspetto preoccupante. Il fatto, cioè, che la produzione professionale musicale nella Svizzera italiana sia esclusivamente di tipo interpretativo, ascrivibile in quel genere che – a torto o ragione – si tende a definire “musica classica”.

Ovvio: se si guarda il modo in cui sono stati sinora gestiti i finanziamenti e le priorità del settore pubblico e para-pubblico verso la cultura musicale in Ticino (da parte del Cantone e dei Comuni, grandi o piccoli che siano) verrebbe da dare ragione a Fasolis, e pensare che l’unica musica fatta professionalmente e degna di un contributo istituzionale sia quella classico-interpretativa. Però sappiamo bene che non è così: esistono molti altri generi musicali che sono “cultura” a tutti gli effetti, e che nel Canton Ticino trovano esponenti illustri – spesso meglio considerati al di fuori dei confini regionali.

L’idea, poi, che solo l’attitudine interpretativa (il famoso “millennio di repertorio” citato da Fasolis) sia un elemento degno di sostegno diretto è tanto fallace quanto pericolosa: la creazione musicale – prima portatrice di valori fondamentali come l’originalità e l’identità – andrebbe sostenuta almeno quanto l’interpretazione: è una questione di responsabilità culturale e politica.

Quello che SONART – in quanto associazione di categoria – chiede alle istituzioni ticinesi è un rapido cambio di paradigma e la definitiva presa in considerazione di tutto quello che oggi deve essere considerato “cultura musicale”, e non solo una parte di essa. Non è più pensabile che una discussione sui contributi alla cultura musicale si concentri solo su un unico genere e su un’unica attitudine, è necessario un approccio complessivo, aggiornato e – in definitiva – finalmente equo. Anche il jazz, il pop, il folk, il rock, i generi urban o l’elettronica sono cultura.

La disparità, del resto, in Ticino è stata per anni la norma: la “musica di cultura” (da finanziare, da promuovere, da insegnare) è sempre stata solo una. Ma ormai da tempo si è capito e dimostrato che non è affatto così, che la cultura non è un unico genere: sarebbe fondamentale prenderne atto e seguire politiche virtuose (come quelle già implementate da anni nel resto della Svizzera e nelle grandi capitali culturali europee, spesso prese a riferimento per il nostro sviluppo regionale).

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