Lutto

È morto James Lovelock, pioniere degli studi sull’ambiente

Lo scienziato e ambientalista britannico James Lovelock se ne è andato nel giorno del suo 103esimo compleanno, a causa delle complicanze di una brutta caduta avvenuta nel gennaio scorso.

Fu l’ideatore della Teoria di Gaia, sviluppata assieme allo scienziato del Pentagono Dian Hitchcock e con la biologa statunitense Lynn Margulis, che ci ha permesso di capire in modo nuovo e più significativo l’interazione tra la nostra vita, la nostra attività e l’atmosfera. Gaia ha rappresentato una svolta fondamentale nella concezione del posto dell’uomo nella natura, sempre meno signore e padrone e sempre più ospite che deve usare grandi riguardi alla casa che gli è stata regalata. La Terra, per Lovelock, non è qui per noi, ma noi siamo solo uno degli organismi che interagiscono fra loro e con l’ambiente, formando una comunità che si deve autoregolare.

Lovelock fu il primo a metterci in guardia dai rischi climatici rappresentati dall’attività industriale, ma anche civile, in un mondo sempre più affollato. Prima di Gaia, negli anni ’60, realizzò il suo rivelatore “ultrasensibile a cattura di elettroni” che si rivelò lo strumento principe per capire, per la prima volta, come i veleni che produciamo con le nostre attività si diffondono silenziosi nell’aria, nell’acqua, nel terreno e da lì nel cibo, che formerà poi le nostre cellule. Negli anni ‘70 lavorò con la Nasa, che iniziava l’esplorazione dei pianeti del sistema solare. Furono i suoi studi sull’atmosfera marziana, statica, praticamente immobile nella composizione, che lo convinsero che sul Pianeta Rosso non poteva esserci vita, ma soprattutto lo fecero ragionare sul fatto che l’atmosfera della nostra Terra, con il suo incessante divenire e mutare, poteva essere considerata come un gigantesco reattore chimico in cui i differenti organismi continuamente partecipano all’equilibrio del pianeta.

Il suo ultimo contributo è il libro sul Novocene e le sue dichiarazioni, recentissime, sull’Intelligenza Artificiale come forma autonoma di vita che prenderà il sopravvento.

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