Cultura

“Effetto boomerang sulle finanze cantonali”: l’appello delle associazioni culturali

Le associazioni professionali di categoria dei settori cinema, musica e arti della scena hanno voluto esprimere la loro preoccupazione a seguito delle misure di risparmio annunciate dal Consiglio di Stato che, tra le altre cose, prevedono l’attribuzione al Fondo Swisslos di spese attualmente previste in altri conti. «La diminuzione dei fondi destinati al sostegno alla produzione culturale indipendente», si legge nel comunicato, «rischia di avere pericolose conseguenze che si tradurranno, nella pratica, in maggiori costi per la spesa pubblica». Il testo è firmato da: l’Associazione Film Audiovisivi Ticino (AFAT), l’Associazione Svizzera Regia e Sceneggiatura Film (ARF/FDS), l’Associazione svizzera dei professionisti della danza (Danse Suisse), DANZAsia, il Gruppo registi e sceneggiatori indipendenti della Svizzera italiana (GRSI), l’Associazione Svizzera di Musica (SONART) e t. Professioni dello spettacolo Svizzera.

Nel seguito il comunicato stampa:

Effetto boomerang sulle finanze cantonali con le misure di risparmio nel settore culturale

La scorsa settimana, i media della Svizzera italiana hanno riportato le misure di contenimento della spesa previste dal Consiglio di Stato con effetto retroattivo al 1° gennaio 2023. Tra le varie, anche l’attribuzione al Fondo Swisslos di spese attualmente previste in altri conti. Già nel biennio 2016-2017 – in un’ottica di risanamento dei conti dello Stato – una parte dei contributi alla cultura inserita nel budget cantonale era stata progressivamente trasferita al Fondo Swisslos, con una misura che era stata presentata (e assicurata) come temporanea e che si è invece rivelata permanente. A differenza di quanto accade negli altri Cantoni, in cui il sostegno dei fondi lotteria è integrativo rispetto ai contributi erogati attraverso i budget cantonali, in Ticino il sostegno alla produzione culturale indipendente è delegato unicamente al Fondo Swisslos. Una misura che comporta una partecipazione diretta della spesa pubblica nel settore della creazione culturale estremamente ridotta rispetto alla media nazionale: in tasse, i cittadini e le cittadine ticinesi spendono meno di un franco all’anno per la produzione culturale indipendente.

La produzione culturale indipendente

Il settore della produzione culturale indipendente è un ambito estremamente variegato e vitale, che comprende numerosi operatori e operatrici che spesso lavorano in maniera autonoma o all’interno di piccole e medie imprese culturali o ancora di società di produzione e di prestazione di servizi. Esso impiega un numero vastissimo di categorie professionali che vanno dagli attori1, danzatori e musicisti, a produttori, distributori, organizzatori ed esercenti, passando per registi, compositori, coreografi, tecnici, costumisti, truccatori, datori luci, macchinisti, proiezionisti, personale di accoglienza, addetti alla biglietteria. Vi si aggiungono numerose imprese e professionisti che vivono anche grazie a questi settori, come le imprese di noleggio e montaggio impiantistica per eventi e spettacoli, gli studi grafici, gli esercizi pubblici, gli alberghi, i trasporti e molti altri. A differenza del sistema istituzionale che, per sua stessa natura, può godere di tutta una serie di tutele a livello salariale e di sicurezza sociale, le realtà della creazione artistica indipendente operano in una situazione fortemente esposta e con pochi margini di risparmio.

Risparmi illusori che rischiano di trasformarsi in un drastico aumento della spesa

L’attuale situazione – che viene a verificarsi dopo anni difficilissimi per un settore che ancora sta facendo i conti con le conseguenze della crisi pandemica e con la precarietà indotta dalle citate misure di risparmio del 2016-17 – rischia di avere un impatto dirompente e molto più esteso di quanto si stia valutando. Nell’illusione di un temporaneo risparmio, si rischia invece un’ulteriore precarietà, una reiterata frammentazione nella continuità lavorativa e la perdita di posti di lavoro che in breve tempo andranno inevitabilmente a impattare sul sistema sociale cantonale (disoccupazione, assistenza e altre forme di sussidio sociale) con costi ben superiori e ben più prolungati rispetto all’apparente risparmio. Senza contare le minori entrate da parte degli enti finanziatori da fuori cantone che attualmente già portano indotto per la regione e che, come illustrato, stanziano i loro contributi su una base di proporzionalità rispetto all’investimento del Canton Ticino. Ogni franco investito nella produzione culturale in Ticino ne genera come minimo 2 (in alcuni settori 3-4) dal resto della Svizzera, ma senza investimento locale quell’effetto di moltiplicazione scompare.

I postumi della crisi del Coronavirus

Le tempestive indennità messe in campo da Confederazione e Cantone per far fronte alla crisi del Coronavirus hanno consentito di limitare i danni e di mantenere in vita il paesaggio culturale nella sua diversità, riconoscendone il valore e le ricadute anche economiche. Le attuali misure rischiano però di vanificare quegli sforzi, rendendo inutile l’investimento economico cantonale dell’ultimo biennio e rischiando di trasformarlo, a posteriori, in uno spreco di denaro pubblico.

Conclusioni

Così come tante associazioni sportive di ogni livello che – anche grazie ai fondi Swisslos – possono adempiere a un importante ruolo sociale per le cittadine e i cittadini del Canton Ticino, anche la cultura indipendente (che a livello cantonale può contare solo su questo tipo di sostegno) è messa in discussione dalle misure di risparmio previste. Le organizzazioni e associazioni firmatarie del presente comunicato auspicano che il Consiglio di Stato riveda la misura di risparmio che prevede l’attribuzione al Fondo Swisslos di spese attualmente previste in altri conti; una misura non solo non efficace ma che porterebbe a medio termine ad ancora maggiori spese per la comunità.

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