Commento

Le sfide di Sangiuliano, ministro italiano della Cultura

Gennaro Sangiuliano

Gennaro Sangiuliano, nuovo ministro italiano della Cultura.

Gennaro Sangiuliano è il nuovo ministro della Cultura del Governo di Giorgia Meloni. Nato a Napoli nel 1962, da giovane ha militato nel Fronte della Gioventù. Dottorato di Ricerca in Diritto ed Economia alla Federico II, ha lavorato all’In-dipendente di Vittorio Feltri. Già vicedirettore di Libero, ha collaborato con Il Foglio, l’Espresso e Il Sole 24 Ore – il che denota una carriera giornalistica pluralistica. Docente alla LUISS di Roma, è stato in RAI dal 2003 – inviato in Bosnia, Kosovo e Afghanistan. Vicedirettore del TG1, direttore del TG2 dal 2018, Sangiuliano ha scritto diverse biografie sui protagonisti politici della nostra epoca: Vladimir Putin, Hillary Clinton, Donald Trump, Xi Jinping e Ronald Reagan. Sangiuliano non ne ha mai fatto mistero: è uomo di destra. Non ci si aspetti dunque una politica culturale neutrale, ammesso che questa esista.

Il ministro è un ammiratore di Giuseppe Prezzolini e di Benedetto Croce – corregionale di cui andrà, come ha già detto, a visitare la fondazione. È espressione di una destra che, quando non dà spettacolo o fa cabaret crozziano, le spara grosse o si rifugia nel negazionismo spicciolo, è in grado di portare un contributo culturale notevole. Sangiuliano non è un neofascista, se questo è il grande timore attorno al suo nome. Ma in quanto uomo di destra in Italia, egli porta una croce: quella di essere di destra. Un peccato originale che non viene perdonato nel Belpaese e con cui molti, anche a destra, cercano di fare i conti. Pure in ambito culturale, per anni la parola destra è stata un tabù. La cultura è vista come qualcosa di sinistra. Ma solo in un Paese polarizzato la destra è messa all’angolo e la cultura è ritenuta qualcosa di sinistra.

Sangiuliano sarà giudicato non solo per la sua attività di ministro, ma come uomo di destra alla testa del dicastero. Conduca una politica culturale attinente ad una destra moderna, reaganiana, tollerante; non quella destra – che c’è, eccome se c’è! – rozza e autoritaria, razzista e volgare. Sia pluralista e aperto. D’altronde, cultura è anche questo: pluralismo. Apertura. L’Italia ha avuto buoni ministri della Cultura sia a destra – Domenico Fisichella – che a sinistra – Walter Veltroni – che tra gli indipendenti – Alberto Ronchey e Giovanni Spadolini. Rivitalizzare il ruolo della cultura in Italia è essenziale: è il vero banco di prova di Sangiuliano. La cultura deve avere un ruolo dominante in politica e nella società. Il Ministero della Cultura ha il compito di far pesare il suo ruolo essenziale nei Consigli dei ministri. Se è presto per valutare l’operato di Gennaro Sangiuliano, non è mai tardi per sradicare i pregiudizi.

Amedeo Gasparini

In cima