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L’USI incontra Burhan Sönmez, il nuovo presidente di Pen International

L’Istituto di comunicazione e politiche pubbliche dell’USI, in collaborazione con il Centro PEN della Svizzera italiana e retoromancia, organizza una conferenza con il nuovo Presidente del PEN international, scrittore di lingua turca e di origine curda, e difensore della libertà di espressione Burhan Sönmez. L’incontro – dal titolo Quando scrivere è pericoloso, scrivere è necessario, si terrà giovedì 18 novembre alle ore 18 nell’Aula A11 del Palazzo rosso dell’USI.

Burhan Sönmez è nato ad Ankara nel 1965, dov’è cresciuto parlando turco e curdo. Avvocato specializzato in diritti umani, espatriato per motivi politici in Gran Bretagna, dove ha vissuto per circa dieci anni, oggi vive tra Cambridge e Istanbul. I suoi romanzi sono tradotti in piú di trenta lingue. Docente all’Università ODTU di Ankara è vincitore dell’EBRD (European Bank for Reconstruction and Development) Literature Prize per il suo romanzo Istanbul Istanbul (nottetempo, 2016).

Sönmez è stato nominato Presidente del PEN international, che festeggia quest’anno un secolo di attività, all’ultimo Congresso del PEN dello scorso settembre – occasione nella quale lo scrittore ha sottolineato il pericolo di autoritarismi: «mentre il mondo intero affronta l’epidemia da Covid-19, un’altra epidemia chiamata autoritarismo si sta diffondendo. La libertà di espressione e di credo sono sotto grave attacco». Oggi più che mai c’è bisogno del PEN International, ha ribadito il nuovo presidente: «Difendiamo la stampa libera, e contrastiamo la censura arbitraria in ogni sua forma. Crediamo che il necessario avanzamento del mondo verso un ordine politico ed economico sempre più organizzato renda un imperativo la libera critica di governi, amministrazioni e istituzioni. Così come la natura oggi viene distrutta, anche la natura della libertà umana è sotto attacco. Noi agiamo per il benessere dei nostri colleghi a rischio. Le autorità devono sapere che noi vigiliamo e non lasceremo mai soli gli scrittori ovunque siano imprigionati. Non indietreggeremo sotto l’oppressione della sorveglianza, delle fake news o dei discorsi di odio».

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