Giornalismo

Premio di giornalismo della Svizzera italiana, i vincitori

Il Premio di giornalismo della Svizzera italiana, giunto alla decima edizione promosso e dall’ATG –  Associazione ticinese dei giornalisti, insieme a BancaStato, si è svolto venerdì scorso nell’Auditorium dell’USI, alla presenza del Consigliere di Stato Manuele Bertoli e di numerosi ospiti e giornalisti.

Nel seguito i vincitori delle varie categorie del Premio e le motivazioni della giuria, presieduta da Roberto Antonini e composta da professionisti di tutte le principali testate della Svizzera Italiana e specialisti in comunicazione.

 

Stampa scritta

Vincono la categoria stampa scritta Cristina Ferrari e Dino Stevanovic autori dell’articolo Eravamo mano nella mano, poi Lucas è caduto di sotto, pubblicato sul quotidiano laRegione il 9 ottobre 2020.

«L’articolo, attraverso varie testimonianze di chi lo conosceva, ritrae un ventenne che ha perso la vita in un tragico incidente trattando il tema con delicatezza ed empatia. L’articolo si rivela di qualità e suggerisce considerazioni di più ampio e generale respiro sull’essenza del lavoro giornalistico. In particolare, evidenzia la ricerca di approfondimento al di là del semplice pubblicare stringati comunicati ufficiali. Ma evidenzia anche che oggi la stampa tradizionale è confrontata con fenomeni nuovi dei quali va tenuto conto. Come i social, che rispondono però ad altre logiche. Consultandoli, verificando sempre i fatti, la stampa professionale può informare con equilibrio e completezza»

 

Televisione

Vince la categoria televisione Loretta Dalpozzo con il reportage I koala della speranza, andato in onda il 18 giugno 2020 a Falò (RSI, LA 1).

«Sono 8000, nel Nuovo Galles del Sud, i koala morti durante gli incendi che, per 240 giorni, hanno devastato l’Australia nel 2020. A questi 8000 orsetti se ne sono aggiunti migliaia di altri. Fino al 2020 la popolazione di koala, in Australia, era di circa 2 milioni di esemplari. Ne sono rimasti tra gli 80 e i 300 mila. È partendo da questa strage e dalla storia di Kaily – una koala catturata prima che gli incendi distruggessero un inestimabile patrimonio di biodiversità – che Loretta Dalpozzo, con pazienza e determinazione, documenta il prima e il dopo di un disastro di portata sovranazionale. A fare da sfondo la pandemia di Covid-19 con i suoi interrogativi – virus diffusosi per zoonosi o perché sfuggito da un laboratorio? – senza però che tutto ciò diventi l’argomento centrale. Al centro c’è Kaily, l’orsetta che muove a tenerezza chiunque la guardi e che, a differenza di molti altri suoi consimili, riuscirà a sopravvivere e a ridare vita e speranza alla foresta e forse perché no, a tutti noi»

 

Menzione speciale

Riceve una menzione speciale il lavoro di Anna Bernasconi Gli svizzeri della Jihad, andato in onda a Falò il 3 ottobre 2019 (RSI, LA 1).

«Un lavoro di notevole qualità formale e contenutistica, su una questione scottante, attuale e globale, ma affrontata anche da un’ottica originale, quella svizzera. Il reportage segue le tracce dei jihadisti svizzeri in Siria  per capirne i movimenti, le dinamiche, il fanatismo. Interroga gli ambienti famigliari in Svizzera. Si capiscono così i meccanismi di rottura con il nostro paese e la propria famiglia e le ragioni che portano alle scelte più violente e radicali. La giornalista ha anche il merito di essersi recata personalmente  nei  campi di prigionia dove tra le testimonianze ne ha raccolta in particolare una che colpisce per la mancanza di ripensamenti. Si sente una solida conoscenza dell’argomento e una volontà di associare biografie a un contesto più ampio e drammatico. Il tutto presentato in modo chiaro, senza compiacenze. Un servizio giornalistico utile e importante»

 

Radio

Vincono la categoria radio Francesca Torrani e Francesca Calcagno con il servizio Ammazzarsi di lavoro, andato in onda a Modem il 12 giugno 2020 (Rete Uno, RSI).

«Il lavoro di Francesca Calcagno e Francesca Torrani denuncia la fragilità della sicurezza sui cantieri edili del cantone, presentando due testimonianze toccanti, dolorose e lucide di chi è stato coinvolto in prima persona in gravissimi incidenti. Registrando i frequenti comunicati di polizia sui casi, le redattrici non si sono limitate a dare la notizia di cronaca, ma hanno voluto andare oltre i numeri: dentro le storie e le vite, esaminando anche l’operato della polizia. Il servizio, dalla curata drammaturgia, ripercorre le tragedie, ma soprattutto non consente più di fingere che nella realtà del settore tutto vada secondo le regole e che di semplici fatalità sempre si tratti. Nel cogliere (e ridare) tutta la forza delle voci, la radio di Calcagno e Torrani si dimostra potente. Le parole finali dell’operaio – che parla a cuore aperto del suo incidente affinché si controlli di più e ci siano meno vittime – contengono in definitiva la quintessenza (più pura) del nostro mestiere. Non indici d’ascolto, ma impegno civile»

 

Menzione speciale

Un dramma che non dà pace – Inchiesta dietro le quinte della casa anziani di Sementina di Alice Pedrazzini/Elena Boromeo, andato in onda a Modem il 10 giugno 2020 (Rete Uno, RSI).

«Sicuramente il servizio più incisivo, per impatto e ricerca giornalistica, dei numerosi presentati attorno al tema della pandemia, declinato in tante dimensioni umane, delicate, profonde. La Casa per Anziani di Sementina si è trovata al centro di eventi tragici che sembrano andare purtroppo oltre la fatalità. Il servizio di Elena Boromeo e Alice Pedrazzini fa onore al nostro mestiere: pone domande scottanti su uno dei capitoli più tremendi della primavera 2020: le case anziani blindate e la falce del Covid-19 dentro le strutture. È un lavoro complesso, getta luce, fa emergere le contraddizioni, mette a confronto i protagonisti, ascolta le diverse campane tenendo conto dei limiti imposti dall’inchiesta penale ancora in corso per chiarire le responsabilità di tre dirigenti. Chi ha vissuto in prima persona la perdita di una persona cara denuncia ritardi nell’arginare il contagio, misure di isolamento disattese, gravi lacune nella comunicazione con i parenti dei degenti, facendo affiorare un sentimento di denegata giustizia. Fra l’altro l’indagine giornalistica ha anche superato (all’unanimità) lo scoglio del ricorso davanti all’Autorità indipendente di ricorso in materia radiotelevisiva».

 

Online

Vincono la categoria online Claudio Mésoniat, Maria Acqua Simi e Beniamino Sani con il lavoro La politica, in fondo, non è difficile pubblicato sul sito ilfederalista.ch. «Nonostante il rischio di cadere nella retorica dell’antipolitica, la proposta de “Il Federalista” è pagante per originalità e capacità di coinvolgimento. La storia catapulta il pubblico in una dimensione molto locale e, allo stesso tempo, tocca valori universali della politica. In particolare la formula del videodibattito, ben inserito nell’architettura del pezzo, risulta molto efficace per la sua spontaneità e per la ricchezza dei contributi»

 

Fotografia

Per la categoria Cronaca vince Viviana Viri con la fotografia “Senza nemmeno un fiore” realizzata nella prima ondata pandemica. «La foto mostra le persone al lavoro in un crematorio. Il dettaglio importante per cui questo scatto ha un forte impatto è il movimento di chi porta la bara che viene colto e reso sfocato imprimendo una certa rapidità ai movimenti. Un’immagine potente che ben descrive un aspetto del Covid e uno scatto originale che così non si era ancora visto. Colpisce il luogo il crematorio, solitamente le foto che hanno documentato la fase acuta del Covid sono state fatte negli ospedali»

Per la categoria Sport vince Francesca Agosta con la fotografia “Vittoria” scattata durante il campionato di Pallanuoto 13 luglio 2019. «Un’azione molto vivace con tanti colori, un bel gioco di luce, Francesca Agosta riesce ad immortalare l’istante di un’azione con grande precisione e resa a fuoco dei dettagli. Non facile considerando la dinamicità e la durezza di questo sport»

 

Freelance

Vince la categoria freelance Davide Buzzi con La valigia del Buzzi andata in onda il  30 novembre 2019 su Rete Uno e il suo articolo Una volta in tüt i câ as mazava ul pörsc, pubblicato sulla Voce di Blenio nel febbraio 2020 nella sezione VOCE/DOSSIER.

«La valigia del Buzzi propone un viaggio (con un ciclo durato quattro stagioni, fino al 2020) nella storia un po’ dimenticata della musica Pop/Rock e cantautorale della Svizzera italiana e nella vita dei suoi protagonisti. Musicisti che – come nel caso della puntata XMAS EDITION, scelta per il premio e dedicata agli Executive Line attivi negli anni Ottanta – hanno ormai attaccato la chitarra, o altri strumenti, al chiodo e ora fanno altro. Interessante, ricco di aneddoti e di ben dosata leggerezza, lo sguardo in fondo universale sul tempo che se ne va e fa degli allora arrapati giovani musicisti, con le loro passioni artistiche d’avanguardia e un’energia traboccante, persone inserite in tutt’altri contesti sociali, professionali e geografici. Sottili, simpatiche, ironiche e certamente al di là della sola esperienza musicale, le riflessioni raccolte sugli anni ruggenti del gruppo e sul presente. Le ricerche svolte sulla scena musicale del nostro recente passato, sommate alla capacità di stimolare gli interlocutori a raccontarsi con spontaneità, ne fanno un lavoro originale e di qualità. Per quanto riguarda la categoria stampa scritta Davide Buzzi è piaciuto per il suo ampio e ben documentato articolo dal quale emerge la sua ricerca nel tentativo di recuperare lo spirito della cultura contadina. Una memoria storica del passato, della povertà, che pone un implicito confronto con i nostri tempi. In questo senso la “Voce di Blenio” è il perfetto genere di rivista  per valorizzare l’articolo»

In cima