LongLake Festival Lugano

“Illuminating”, sabato si conclude la rassegna di videoarte

Mathilde Rosier, Le Massacre du Printemps, 2020.

Si conclude sabato 4 settembre alle 21.00, nel Boschetto del Parco Ciani a Lugano, Illuminating – la rassegna di videoarte internazionale, a cura di Eva Fabbris e Giovanna Manzotti, promossa da NEL – Fare arte nel nostro tempo, in collaborazione con LongLake Festival nell’ambito del progetto “È per rinascere che siamo nati”.

Dopo un intervento video di Telmo Pievani, ordinario di Filosofia delle scienze biologiche e Bioetica all’Università degli Studi di Padova, si terranno le proiezioni dei video degli artisti: KiluanjiKia Henda, Giorgio Andreotta Calò, Uri Aran, Vanessa Safavi,Mathilde Rosier, Roman Signer.

– Kiluanji Kia Henda, Concrete Affection, 2014. Il video prende spunto dal libro del giornalista e scrittore polacco Ryszard Kapuscinski dal titolo Another Day of Life (1976) che documenta gli ultimi giorni del dominio coloniale portoghese nel 1975 e testimonia un momento di grandi disordini e cambiamenti vissuti anche nel “corpo” della città di Luanda e del paese. Da questo libro, Henda recupera la descrizione dell’esodo dei tanti portoghesi che lasciano il paese. A queste partenze corrisponde l’arrivo a Luanda di migliaia di angolani costretti per necessità a spostarsi da aree periferiche e rurali verso la capitale. Il video riprende questo passaggio delicato e doloroso della storia di Luanda e di tutta l’Angola.

– Giorgio Andreotta Calò, Volver, 2008. Il video mostra una barca che originariamente era utilizzata dall’artista per percorrere la laguna di Venezia mentre compie un “volo ideale” nel cielo di Milano, sopra i tetti del quartiere di Lambrate. Alla guida dell’imbarcazione, sospesa mediante una gru, l’artista intraprende un viaggio circolare, trasformandone metaforicamente la funzione.

– Uri Aran, Untitled (I Love You), 2012. Il video cattura una scena in cui l’artista fruga in una scatola piena di animali giocattolo. Mentre seleziona il primo dalla scatola, una statuetta di squalo balena viene presentata alla telecamera e osservata da tutte le angolazioni. L’artista accarezza amorevolmente il giocattolo e, dopo un’attenta valutazione visiva, gli dichiara enfaticamente e teneramente “I love you”. Questo esercizio assurdo viene ripetuto più volte con animaletti acquatici diversi e narra un desiderio di relazione empatica con una versione culturalizzata del mondo animale.

– Vanessa Safavi, Velvet, 2019. Il video offre un’immersione all’interno di una piccola azienda indiana specializzata nella produzione di guanti in lattice. Corpi fisici e simbolici si incontrano nello spazio dell’industria, interrogando in maniera poetica l’identità del corpo contemporaneo e la sua fedeltà nell’ottimizzazione verso l’avanzamento tecnologico.

– Mathilde Rosier, Le Massacre du Printemps, 2020. L’opera è una reinterpretazione de Le sacre du printemps, balletto su musiche di Igor Stravinsky, creato da Vaslav Nijinsky per i Balletti Russi nel 1913. In essa l’artista si interroga sull’intrinseco rapporto tra l’essere umano e l’ambiente, connettendo l’atto arcaico dell’adorazione della terra a quello del suo successivo sfruttamento. I danzatori disegnano coreografie aeree sullo sfondo di tre diversi luoghi del territorio campano — le serre dell’area vesuviana, il porto della città di Napoli e l’ex sito industriale della piana di Bagnoli — e da contadini si trasformano in spighe di grano, per sottolineare l’inestricabile legame tra il destino dell’umanità e quello di tutta la natura.

– Roman Signer, Punkt, 2006. Il video mostra l’artista seduto davanti a un cavalletto in un campo, con un pennello in bilico sulla superficie della tela. Un ordigno esplosivo sta bruciando alle sue spalle ed emana fumo. Alla sua esplosione, l’artista emette un movimento repentino che inevitabilmente lascia un segno sulla tela. La fotocamera si avvicina e ingrandisce il segno “primordiale” originato da questa azione.

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