Teatro

“Olocene”, in scena al Foce l’opera più ticinese di Max Frisch

© Valerio Casanova – Teatro Sociale Bellinzona

Mercoledì 17 maggio (ore 20.30) al Teatro Foce, Flavio Stroppini dirige Margherita Saltamacchia e Rocco Schira, portando in scena, per la prima volta in italiano, Olocene – tratto dal romanzo L’uomo nell’Olocene di Max Frisch, tra i massimi autori svizzeri del secondo Novecento. Prodotto da Teatro Sociale Bellinzona – Bellinzona Teatro, lo spettacolo ha una regia e un cast tutti bellinzonesi. Ambientato in Valle Onsernone, può essere considerato il testo più ticinese dell’intera produzione letteraria di Frisch: una coloritura locale per un romanzo dalla valenza universale che, a oltre quarant’anni dalla pubblicazione, non smette di stupire per la profondità e l’attualità dei temi trattati.

Nella solitudine del suo eremo in una valle periferica del Ticino, il signor Geiser, vedovo settantaquattrenne di origini basilesi, cerca nella propria memoria e nei libri in suo possesso le armi per resistere al tempo. Lotta contro il nubifragio che ha divelto la natura, lì fuori dalla sua finestra, e contro l’erosione impietosa del suo corpo e della sua mente. Inizialmente legge, poi ritaglia, schizza, attacca fogli alle pareti. La figlia Corinne è la sola che può decifrare gli sforzi di un uomo sempre più fragile. Frugando tra i segni lasciati dal padre, cerca di riappropriarsi dei suoi ricordi… Un testo che, come tutti i classici, ci interroga sul presente. L’emergenza sanitaria, infatti, ci ha fatto vivere la solitudine e ci siamo scoperti più fragili di quanto non sapevamo di essere. Oggi le parole del signor Geiser risuonano più attuali che mai. E, come lui, ci tocca fare i conti con qualcosa di infinitamente più grande di noi.

«La prima pubblicazione del romanzo – scrive il regista Flavio Stroppini, che ha anche curato l’adattamento teatrale insieme a Monica De Benedictis – è del 1979. Col passare degli anni se un testo sopravvive significa che si adatta e risponde, grazie allo sviluppo delle sue tematiche, alle domande e alle esigenze di generazioni diverse. Credo che la relazione privata del romanzo di Frisch provenga sia da un’esigenza dei giorni nostri sia dal tema principale che contraddistingue le nostre produzioni artistiche: l’identità. Quel “lasciato intuire” di Frisch è stata per noi una chiave per accedere al testo e raccontarlo a modo nostro».

Prenotazioni sul sito luganolac.ch

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