Ricerca scientifica

Libertà accademica sempre più minacciata

Uomo in camice bianco con lucchetto al posto della testa

Immagine generata da DALL-E

In una recente indagine del quotidiano Le Monde è stata analizzata l’evoluzione della libertà accademica nel mondo. Nel 2006, un cittadino su due viveva in una zona di libertà accademica, ora questa proporzione è scesa a uno su tre. Budget universitari in calo, difficoltà nell’esprimersi su argomenti sensibili… In un contesto di erosione democratica, la tendenza è allarmante per la conoscenza e il bene comune.

I segnali di questo inizio 2024 non sono rassicuranti né per la conoscenza scientifica mondiale né per il suo contributo al bene comune. Esempi? Mercoledì 6 marzo, sessantotto premi Nobel, tra cui il matematico britannico Roger Penrose e il virologo americano Harvey J. Alter, esortano il governo argentino di Javier Milei a riconsiderare i tagli drastici previsti nei budget universitari e scientifici. Questi ricercatori di fama sottolineano il ruolo cruciale della scienza in questo paese, in particolare sui flagelli globali quali il cancro, il diabete e le malattie cardiovascolari.

Una decina di giorni prima, la professoressa Nitasha Kaul, specialista in scienze politiche all’università di Westminster, a Londra, annunciava su X di essere stata arrestata all’aeroporto di Bangalore (India) nonostante la validità dei suoi documenti, mentre stava per tenere una conferenza il 24 e il 25 febbraio. Rinchiusa per ventiquattro ore in una cella “senza facile accesso all’acqua né al cibo”, specifica, è stata rimandata nel Regno Unito senza spiegazioni. I suoi lavori riguardano in particolare la politica del governo indiano in Kashmir. In India, un tempo soprannominata la più grande democrazia del mondo, la purga accademica iniziata dal governo più di un decennio fa si sta accelerando.

Apparentemente scollegati, questi fatti rientrano in una stessa tendenza allarmante. “La libertà accademica è minacciata in tutto il mondo”, sottolinea un rapporto, pubblicato il 7 marzo, da un team di ricercatori tedesco-svedese. Budget universitari in calo, restrizioni, o addirittura soppressioni di alcuni ambiti di ricerca, difficoltà nell’esprimersi su temi considerati sensibili… I loro lavori, sintetizzati in un indice globale denominato Indice di Libertà Accademica, stimano che il 45,5% della popolazione mondiale, ossia 3,6 miliardi di individui, vive in un ambiente privo di libertà accademica. Tra i grandi paesi in fondo alla classifica si trovano, senza sorprese, la Cina di Xi Jinping, la Russia di Vladimir Putin e l’India di Narendra Modi. Questi dati, pubblicati annualmente, permettono anche di registrare il netto distacco degli Stati Uniti dal 2019.

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